La famigliola di cormorani che “abita” sulla scogliera di Cervo evoca la tragedia del “Banco delle Vedove”

Le ricerche e gli studi dell’appassionato Luigi Diego Elena hanno messo in luce una pagina della storia locale decisamente interessante
Cervo. La vedi sulla scogliera passando dal treno che corre lungo la linea a strapiombo sul mare tra capo Rollo di Andora e Cervo. Veleggia indisturbata e lontana dai bagnanti tra la torre di Sant’Antonio e il Porteghetto. E’ una famigliola di cormorani che da tempo vive sugli scogli della cittadina del levante imperiese, quasi a voler ricordare la storia del “Banco delle Vedove” che lo studioso locale Luigi Diego Elena ha voluto evocare come una bella leggenda da raccontare ai bambini sotto l’ombrellone in spiaggia in questi giorni di gran caldo.
“Nei secoli trascorsi, i naviganti cervesi che avevano sostato nei porti norvegesi, raccontavano che il cormorano è tradizionalmente considerato un animale semi-sacro ed è ritenuto un segno di buona sorte poterlo avere vicino – dice – Inoltre secondo un’antica tradizione, le persone che morivano in alto mare, senza alcuna possibilità di recupero dei loro corpi, trascorrevano l’eternità sull’isola di Utrost, che solo in rare occasioni poteva essere avvistata dagli umani. Gli abitanti di quest’ isola pare possano visitare le loro case solo nelle sembianze di cormorani. Utrost apparirebbe, infatti, unicamente alle persone devote o veggenti che si trovano in pericolo di vita in mare e si rivela in luoghi in cui non esiste terra”.
Quest’isola fantasma, dalle verdi colline e gialli campi di grano, si troverebbe a sud delle isole Lofoten. “Questi fatti venivano raccontati sulle banchette di Cervo e molti anziani facevano riferimento a quel triste 15 ottobre 1720 data tragica a Cervo: il banco delle vedove. Questa data coincise con la fine della pesca del corallo detta la “transumanza del mare”, a causa di una tragedia in mare. Da quel naufragio si salvò un solo uomo che portò in patria l’annuncio infausto.
Molte donne cervesi presero il lutto e il banco da dove proveniva la flotta da allora fu chiamato “Banco delle vedove””, ricorda ancora lo studioso.
La storia dice che il banco era nel golfo di Sardegna e più precisamente nelle vicinanze dell’isolotto di Mezzomare, una delle isole Sanguinarie (a causa del colore rosso del corallo), aldilà delle Bocche di Bonifacio. “Memori della leggenda del cormorano norvegese anche a Cervo si pensò che l’apparizione di un cormorano nelle acque della località rivierasca fosse la sembianza dei naufraghi di quell’episodio del “Banco delle vedove” – dice ancora Luigi Diego Elena – Tra l’altro, il primo a raccontare questa leggenda a Cervo, sarebbe stato un certo Nurvegin, ovvero Norvegino, proprio in forza di quel nomen omen leggendario del Nordland, passato per Utrost”.