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Il sabotaggio dell’auto del sindaco Capacci non ha colpevoli, chiusa l’inchiesta

1 giugno 2016 | 22:13
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Il sabotaggio dell’auto del sindaco Capacci non ha colpevoli, chiusa l’inchiesta

Al procuratore aggiunto Grazia Pradella non è rimasto altro da fare che chiudere il caso e archiviarlo

Imperia. Finisce in archivio l’inchiesta della procura della Repubblica sul sabotaggio dell’auto di servizio del Comune che veniva utilizzata dal sindaco Carlo Capacci.  Una vicenda che era venuta alla luce nella notte tra l’8 e il 9 dicembre del 2014.

Le indagini si sono chiuse senza colpevoli tanto che al procuratore Grazia Pradella non è rimasto altro da fare che chiudere il caso e archiviarlo.  Non è stato possibile individuare i sabotatori che nottetempo danneggiarono l’impianto frenante della macchina di servizio del sindaco. Una perizia i cui risultati aveva stabilito che i freni erano stati manomessi. Il procuratore aggiunto aveva voluto risentire il sindaco Capacci per cercare di capire chi potesse aver avuto interesse, e perchè,  danneggiare la vettura usata per gli spostamenti istituzionali.

Era stata esclusa la pista collegata alle attività professionali di Capacci, amministratore della Uno Communication che commercia in componenti per la telefonia mobile. Erano state seguite le piste della vendetta privata o della ritorsione per motivi collegati al ruolo di primo cittadino. Ma non è stato facile venirne a capo.

A scoprire il gesto intimidatorio era stato un meccanico cui si era rivolto l’autista dell’auto di rappresentanza del sindaco. La vettura non partiva – segno che chi l’aveva manomessa non voleva che il sindaco la mettesse in moto – ed un controllo aveva permesso di scoprire il sabotaggio. Un guasto così “mirato” difficilmente si presentava in modo spontaneo in una vettura e di qui il sospetto che si trattasse di un gesto intimidatorio.

Capacci non è nuovo a segnali intimidatori da parte di sconosciuti. Nel luglio 2013 un controllo sulla corrispondenza aveva fatto scoprire un proiettile all’interno di una busta diretta proprio al primo cittadino di Imperia. La busta era stata trovata nel centro di smistamento della corrispondenza di Genova e quindi arrivava da “fuori Provincia”.