Emergenza migranti, al via il Ramadan ma la moschea è troppo piccola

5 giugno 2016 | 15:53
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Emergenza migranti, al via il Ramadan ma la moschea è troppo piccola

La comunità musulmana però avverte: “Non potremo ospitarli nel nostro luogo di culto”

Ventimiglia.Dopo lo sgombero, il Ramadan. Nella città di confine di Ventimiglia l’emergenza migranti continua e anzi la percezione è quella che il numero di profughi possa aumentare ancora. Si parla di almeno 500 stranieri presenti sul territorio cittadino. Tutti hanno un obiettivo in testa: superare il confine e raggiungere la Francia.

Domani (lunedì 6 giugno) inizia il Ramadan e per i musulmani inizia il mese di digiuno.  Come lo scorso anno, anche il centro islamico della città di confine è pronto a fare la sua parte per aiutare i migranti. “Siamo sicuri che molti migranti vorranno rispettarlo e noi siamo pronti a fornirgli tutta la nostra assistenza come abbiamo fatto finora cercando di aiutare la Caritas”, spiega Taki Hassan, portavoce degli islamici di Ventimiglia

Durante il Ramadan i musulmani devono astenersi – dall’alba al tramonto – dal bere, mangiare e fumare, oltre che dal praticare attività sessuali, i migranti che vorranno rispettare la loro religione, potranno mangiare dalle 21 in poi.  Per questo motivo al centro islamico si sta pensando a tutto.

Ma c’è un problema. Non sarà possibile pregare nella moschea di Ventimiglia: troppo piccola per poter ospitare tutti i migranti ora in città. “Il nostro luogo di culto è troppo piccola – osserva Hassan- noi siamo già in cento: altre duecento o più persone concentrate insieme potrebbero creare problemi. Qui non verranno”.

E continua anche la mobilitazione della chiesa locale con padre Francesco che ha chiesto di accogliere i rifugiati in ogni parrocchia: l’appello ha già cominciato a dare risposte concrete. Alcune hanno dato i propri immobili in uso alla Caritas, un gruppo ha adottato una famiglia, una parrocchia ha adottato quattro donne incinte. E poi, da parte dei fedeli, non manca mai l’aiuto in generi alimentari, vestiti e coperte. “D’altra parte, un cristiano non può camminare per strada e girarsi dall’altra parte”, sottolinea il vescovo Antonino Suetta.