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Bike sharing, in Riviera un’utopia ecologista e democratica o reale possibilità?

19 giugno 2016 | 07:55
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Bike sharing, in Riviera un’utopia ecologista e democratica o reale possibilità?
Bike sharing, in Riviera un’utopia ecologista e democratica o reale possibilità?
Bike sharing, in Riviera un’utopia ecologista e democratica o reale possibilità?

Rispondono su progetti nati o in corso gli amministratori dei Comuni che si affacciano sulla ciclabile

Imperia. Da Ospedaletti a San Lorenzo al Mare passando per Sanremo, Arma di Taggia, Riva Ligure e Santo Stefano al Mare: la Riviera dei Fiori vanta la ciclabile più bella e più lunga d’Europa. Ventiquattro chilometri tra pini marittimi e spiagge di scogli che grazie all’investimento di Area24 rappresentano un volano straordinario per la rivitalizzazione economica del territorio e la valorizzazione delle sue potenzialità ambientali e turistiche. Un’eccellenza usufruita da cittadini e foresti per scopi prevalentemente ludici e sportivi, il cui grande richiamo desta alcune domande che coinvolgono i comuni che su di essa si affacciano. Anzitutto, perché nessuno di questi ha all’attivo quel servizio di bike sharing di gran voga nei paesi del nord Europa, in Francia e in oltre 200 comuni italiani?

Il bike sharing (“condivisione”, “noleggio” della bicicletta), è uno strumento dimobilità sostenibile di proprietà comunale, di cui il singolo cittadino può usufruire dietro il pagamento di una quota associativa e di una tariffa oraria, con l’obbligo di riconsegna della bicicletta al termine dell’utilizzo, presso uno qualsiasi dei punti di distribuzione. Un’organizzazione dai connotati ecologisti e democratici che, contribuendo a cambiare le abitudini dei residenti in tema di spostamento, promuovendo coesione sociale e soprattutto migliorando la qualità dell’aria e dell’ambiente, ha sviluppato dappertutto numeri umani, economici, naturalistici di rilievo. Numeri che in Riviera potranno mai diventare una reale possibilità? Ecco quanto emerge dalle dichiarazioni di alcuni sindaci e assessori dei comuni chiamati in causa.

Circa 5 anni fa, quando ancora ero all’opposizione”, spiega Eugenio Nocita, assessore all’ambiente del comune di Sanremo, “avevo stilato un progetto di bike sharing in continuità all’uso dei mezzi pubblici RT. Dato che la nostra popolazione è molto anziana e dato che il nostro territorio è prettamente in salita, si era pensato che l’utente potesse noleggiare la bicicletta, utilizzarla nei tratti facili o comunque pianeggianti, e qualora fosse stanco oppure dovesse attraversare zone più impegnative, dopo averla ricollocata nell’apposita stazione di servizio, con lo stesso abbonamento potesse usufruire dell’autobus. Il progetto purtroppo non è decollato a causa dell’oneroso investimento economico che avremmo dovuto sostenere, in qualità del fatto, soprattutto, dell’acquisto di biciclette a pedalata assistita necessarie data la conformazione orografica della città. La questione è stata poi riaffrontata e ho contattato addirittura due società che potessero fare un investimento in tal senso. Queste, dopo aver fatto tutte le indagini del caso, hanno convenuto che un servizio capillare di bike sharing a Sanremo fosse sconveniente. Magari fruttuoso durante il periodo di maggior affluenza turistica, quindi da maggio a settembre, ma non durante quello di bassa stagione e comunque il più lungo. La loro risposta? “Non ci esponiamo in una città come la vostra”. Il bike shering è uno strumento al quale il Comune tiene molto, ma purtroppo non dispone delle energie finanziarie che richiede. O quanto meno, non può spenderle in prima persona. Una soluzione potrebbe risiedere in una gestione del servizio a livello provinciale”.

Impossibilità dunque dovute alle scarse disponibilità economiche e alla conformazione orografica del territorio, evidenziate anche dai sindaci di San Lorenzo al Mare e di Ospedaletti: “Siamo ben disposti ad attivare un servizio noleggio di biciclette”, ha dichiarato Paolo Tornatore, “ma è necessaria la sovvenzione da parte di un privato perché è impensabile che il singolo ente locale possa sostenere un simile investimento finanziario. Al momento siamo stati contatti da una società che ci ha proposto di installare delle postazioni bike. Siamo in trattativa, molto probabilmente entro un anno il servizio potrebbe nascere”. In un comune come Ospedaletti”, ha detto dal suo canto Paolo Blancardi, “il bike sharing è un progetto difficile da portare avanti. Vivere la città in bicicletta potrebbe essere plausibile solamente affrontando tratti pianeggianti e discese, ma non le salite che costituiscono gran parte del nostro territorio. Senza dimenticare poi che esistono già diversi punti di nolo bici (vicino all’ex-stazione, presso bar e anche stabilimenti balneari), i quali, nel caso in cui l’amministrazione dovesse dotarsi e offrire ai cittadini un simile servizio, subirebbero un grosso danno. Si parla tanto di crisi, di aiutare i piccoli imprenditori e poi andiamo a fare loro concorrenza?”.

Problematiche che non sussistono invece in un comune come Taggia: “Il bike sharing”, illustra Marcello Pedone, assessore all’arredo urbano e alla cura del territorio, “è un sistema di condivisione cittadina delle due ruote che noi possiamo agevolmente intraprendere. Infatti differentemente dalle altre città della provincia, Taggia è la sola insieme a Camporosso che è favorita da un territorio pianeggiante. In virtù di ciò e dell’esistenza della ciclopedonale, abbiamo già avviato un progetto per unire il parco costiero al centro storico, quindi creare una rete interna a carattere urbano che integri i due percorsi già esistenti. Una rete di mobilità dolce che non sia prettamente a carattere turistico, ma che rappresenti un’alternativa di trasporto per il singolo cittadino. Abbiamo già preso contatti con la regione Liguria e siamo in campana per i prossimi bandi. Il passo successivo del progetto è quello di sviluppare strategie ad hoc per utilizzare questa rete e viverla nella quotidianità. Accanto al servizio di bike sharing poi, sono necessari, sul modello nord europeo e italiano, ciclo-parcheggi; ovvero strutture protette, anche prefabbricate, dove l’utente possa lasciare la bicicletta in sicurezza. I ciclo-parcheggi tuttavia devono essere situati nei diversi punti nevralgici della rete, quindi nel nostro comune e anche in quelli vicini. Sarebbe bello che questi, ognuno con le proprie esigenze e realtà, si prodigassero pure loro per favorite un sistema di parcheggi per le bici. Una sorta di unione dei comuni che permetti a chi vuole usare la bicicletta per andare a lavoro o a scuola e si debba spostare ad esempio da Taggia a Sanremo, non rinunci alla due ruote per la paura che questa gli venga rubata”.