Cambia il mercato ambulante: più multietnico, meno redditizio
La protesta degli operatori: alcuni banchi vendono a basso prezzo roba usata, dovrebbero scriverlo ma non lo fanno
Sanremo.Il mercato ambulante del ponente imperiese è ormai a prevalenza multietnica: aumentano i banchi gestiti da immigrati di prima o seconda generazione che prendono il posto degli ambulanti italiani ormai stremati dalla crisi economica. La maggior parte di loro fa 5 mercati a settimana: Ventimiglia, Bordighera, Arma di Taggia e due volte Sanremo per cercare un minimo di margine economico. Per quanto riguarda gli immigrati, il primo passo è quasi sempre il subaffitto di un banco con l’obiettivo di arrivare a comprarlo: per i più giovani tra di loro, prima il lavoro duro per stabilizzare la propria posizione e poi il desiderio di formare una famiglia.
E’ questo il ritratto che esce da una chiacchierata informale con gli operatori italiani e stranieri del mercato ambulante, che svolgono un lavoro faticoso e fisicamente stressante perchè sottoposto ai capricci del tempo, un lavoro che inizia alle cinque del mattino e finisce alle tre del pomeriggio, oltre all’impegno per comprare la merce e sbrigare le pratiche amministrative.
Il mercato di Ventimiglia sembra essere quello ancora più redditizio, seguito da quello del sabato a Sanremo. Quasi unanime il giudizio positivo sul mercato di Bordighera, definito tranquillo e ben regolato. Le criticità sono invece segnalate per quello di Sanremo. Secondo un operatore sul mercato da 41 anni “Sanremo è un mercato disordinato perchè ognuno fa quello che vuole, se vai a Bordighera non c’è nessuno che esce dai segni, a Sanremo invece chi ha un banco ne fa due, non si riesce più a passare tra i banchi, invece di stare a filo dei segni si esce fuori di due metri. Il furgone dietro al banco sarebbe oro per noi, qui c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha.”
Più facile trovare sorrisi di fiducia nel futuro tra gli immigrati che, sempre più numerosi, subentrano nei banchi sul mercato.
Younas: “Io arrivo dal Marocco, sono qui da vent’anni con i miei genitori, ho studiato fino alla terza media e poi il banco sul mercato. E’ dura fare il mercato perchè devi anche scaricare, caricare, comprare la merce, poi il maltempo, poi c’è l’affitto, le tasse e poi la spazzatura che è aumentata, e alla fine del mese non ti rimane niente, è dura è dura, gli italiani vogliono magari un lavoro più facile. Faccio cinque mercati alla settimana perchè due o tre non bastano, troppe spese. Per adesso sono single, bello tranquillo, un domani magari trovo una compagna che mi aiuta ma prima devo mettermi a posto con il lavoro.”
Talukver: “Io sono arrivato un anno fa dal Bangladesh, qui c’è mio zio, mio fratello, gli amici. Prima c’era più lavoro ma adesso è sceso. Il banco lo teniamo io e mio fratello. Sto abbastanza bene, il mio futuro lo vedo qui in Italia.”
Tareq: “Anch’io arrivo dal Bangladesh, prima ho lavorato in agricoltura per guadagnare i soldi per prendere il banco che ho da un anno. Faccio cinque mercati. Se c’è lavoro è meglio avere la famiglia qui, ma adesso non c’è tanto lavoro. Ho una figlia in Bangladesh, quando guadagno qualcosa lo mando giù alla famiglia.”
Difficoltà, ma anche speranza di un futuro diverso per i figli, da un altro operatore: ”Io vengo dal Marocco ma vivo in Italia dal 1989, e dal 2001 ho il banco sul mercato. Ho due figli, tiro su la famiglia ma il lavoro non basta. E’ un lavoro duro, molto duro. Ho fatto fatica per aprire un’attività, adesso si lavora per sopravvivere, i miei figli studiano, per il futuro vedremo.”
Tornando agli italiani, operatori storici del mercato, la convivenza con i nuovi concorrenti crea anche qualche malumore. “Ci sono dei banchi che vendono roba usata ma lei ha visto qualche cartello in giro? Dovrebbero scriverlo ma fanno finta di non sapere niente, se glielo chiedi non ti rispondono. Non specificano che è roba usata, i prezzi sono molto bassi e di conseguenza si abbassa la qualità della clientela che viene al mercato.”
Un altro operatore osserva che “più della metà dei banchi ormai è gestita dagli stranieri, brave persone che però forse risparmiano qualcosa dal punto di vista dei contributi, è una concorrenza sleale.”
Per Antonio Capuano, da 35 anni sul mercato, in questi anni il mercato è cambiato in peggio per quanto riguarda la qualità: “E’ difficile vedere banchi gestiti da stranieri con una buona qualità della merce, son rimasti degli italiani con prodotti di nicchia. Poi sopratutto a Ventimiglia ci sono banchi che vendono roba usata, quel che preoccupa è che ci sia gente che la compra: questo da il segno di come è cambiata la gente che gira sui mercati.”
Veronica Benazzi, laureata in Pedagogia e Scienze dell’educazione ci spiega che un po’ per scelte personali un po’ per le dinamiche della vita che affrontano adesso i giovani, ho deciso di tornare ad aiutare i miei genitori che hanno da quarant’anni un banco di ombrelli e accessori.”
Per Pino Piccolo “gli italiani hanno paura di mettersi per conto proprio, perchè non sanno a cosa vanno incontro, una volta era tutto più semplice, si lavorava, si sapeva che si pagava un tot di tasse, adesso ci sono tanti balzelli sconosciuti che di mano in mano si incontrano però non si possono quantificare, quindi sono scoraggiati. Gli abusivi bene non fanno, le forze dell’ordine dicono che fanno quello che possono, quindi ci sopportiamo, conviviamo, ecco.”
Per concludere con la panoramica sugli operatori del mercato ambulante, in questo servizio non trovate interventi dei commercianti cinesi che pure hanno numerosi banchi: anche in questo caso ha prevalso la loro proverbiale riservatezza, con le classiche parole “io non parlo bene, non capisco…” pronunciate sempre con un mezzo sorriso subito dopo aver trattato un acquisto con un cliente italiano.