Bussana Vecchia: l’arte messa all’angolo da chi specula sulle case

23 maggio 2016 | 17:30
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Bussana Vecchia: l’arte messa all’angolo da chi specula sulle case

Il Comune nel 1960 aveva concesso il paese agli artisti, ma l’arte è ormai una componente minoritaria e molti immobili sono in mano a persone non residenti che pretendono un affitto

Sanremo. “Nel ’99 la Regione e altri enti ci avevano denunciato per occupazione abusiva, erano arrivati nel villaggio polizia municipale, pompieri, protezione civile, forestale e quant’altro. Io e altri residenti avevamo fatto ricorso, nessuno degli enti che ci avevano denunciato si è poi presentato in tribunale e noi abbiamo vinto il ricorso.”

Dalle prime parole scambiate con un residente, che preferisce non essere ripreso, si comincia a capire in quale modo si è creata la situazione che oggi vede il borgo terremotato di Bussana vecchia al centro di un contenzioso tra residenti, demanio e comune di Sanremo, con il rischio concreto che si possa arrivare allo sgombero forzato del villaggio artistico famoso in Italia e nel mondo.

A dire il vero, dello spirito artistico degli anni 60 è rimasta una componente minoritaria all’interno del villaggio e l’aspetto preminente sembra essere quello della speculazione immobiliare, in atto ormai dagli anni ’90. La realtà, della quale si parla malvolentieri, è che un discreto numero di immobili è in mano a poche persone che gestiscono in modo molto deciso vendite e affitti, tutti irregolari, all’interno del villaggio. In qualche caso si tratta di persone che hanno pendenze con la giustizia per reati gravi. Ci sono poi persone che non vivono nel villaggio ma in altre regioni o all’estero e che gestiscono case e scantinati, condizionando anche l’insediamento di nuovi artisti e traendo profitto dal recupero dei locali svolto al di fuori di ogni regola: non esistono titoli di proprietà, licenze edilizie, certificati di agibilità eppure negli anni sono fiorite attività commerciali che hanno ottenuto licenze e contratti per acqua e luce sulla scia delle agevolazioni che il comune aveva avviato per favorire l’insediamento degli artisti, quando il borgo era ancora un cumulo di rovine, nel 1960.

Questo è un aspetto che strategicamente andrebbe nascosto, ma in realtà io e parte del gruppo di artisti siamo favorevoli a denunciarla questa cosa perchè l’andamento del villaggio è mutato in base ai giochi che determinati personaggi hanno attuato sul piano speculativo.Un territorio dello Stato che dovrebbe essere indisponibile viene gestito, venduto a pezzi, affittato a pezzettini, ricomprato da privati che gestiscono come gli pare.

E’ netto nella sua affermazione Silvano Manco, uno degli artisti storici della seconda ondata, presente a Bussana da 36 anni.

Le confido un segreto, io non ho mai voluto appropriarmi di nulla per politica mia personale, e di fatto io pago l’affitto da 36 anni, dove vivo e dove lavoro. In alcuni casi i locali vengono affittati da persone che hanno speso soldi per ristrutturarli, ma in altri casi li hanno semplicemente acquistati per poi affittarli ad altri, come una mera speculazione immobiliare. Noi artisti siamo contrari a questo ma siamo anche contrari alla scomparsa di Bussana vecchia: c’è una buona parte di popolazione sana e ancora una buona fetta di creativi che operano nel borgo quindi solo per questo varrebbe la pena di salvaguardare un posto che si è rivelato negli anni una attrazione turistica molto particolare e conosciuta.

In pratica, quella che può sembrare la fine del villaggio viene invece vissuta dagli artisti, pur con apprensione, come un’occasione per il comune per sgombrare il campo da queste situazioni, mettere un punto fermo e far rivivere il villaggio artistico su basi di legalità.

Io sono venuto qui nel 1966, il villaggio non aveva niente, acqua, elettricità, le strade erano piene di macerie, le abbiamo sgombrate noi. Sì, sono preoccupato perchè io tutto quello che ho guadagnato l’ho messo in questa casa e adesso è anche la mia unica fonte di guadagno.

Colin Sidney è il veterano del villaggio, un artista che oggi a causa di problemi alla vista non dipinge quasi più ma vive gestendo il suo Bed & Breakfast dove accoglie sopratutto d’estate turisti tedeschi o comunque stranieri. Per dissipare i nostri dubbi, precisa subito che il b&b è in piena regola,

..sono stato ispezionato dagli enti, è tutto a posto. Io non vedo perchè si deve litigare con il comune, all’inizio abbiamo avuto il permesso, il comune appoggiava quello che facevamo, infatti due volte ha fatto il festival della musica classica nella chiesa grande, la strada che arriva a casa mia è stato fatta dal comune, ci hanno dato luce, acqua. Io avevo venduto la mia casa in Londra perchè mi avevano detto che potevamo avere l’usucapione di questa casa, poi nel ’68 la giunta è cambiata e ha detto che si doveva andare via, ma al momento dello sgombero c’erano più giornalisti che forze dell’ordine e lo sgombero non c’è stato. Si deve sottolineare che qui si è lavorato per 50 anni e il paese è sicuro, come può esserlo la Pigna o altri paesi medioevali perchè loro hanno avuto lo stesso terremoto.

Il terzo artista storico che incontriamo al villaggio è Marco Orsatti, insegnante di inglese al liceo Cassini.

Quando si è costituita la comunità gli artisti sono stati praticamente invitati dal sindaco, avevano chiesto il permesso, non sono entrati con l’idea di occupare: non esistono documenti scritti, esiste però nel ’65 e nel ’66 tutta una serie di attività artistiche sponsorizzate dal comune di Sanremo con famosi musicisti dell’epoca. Diciamo che Clizia, il primo ceramista giunto a Bussana, e la colonia artistica erano stati invitati a rigenerare questi spazi. 

Continua Orsatti:

Io sono diventato responsabile di questo territorio che definisco come casa mia e che ho ricostruito dalle macerie nel 1981. Prima del 1983 ci sono atti notarili per la compravendita di case qui al villaggio, sopratutto gli stranieri si sono tutelati, poi con il cambiamento al catasto, notificato nell’ ’84, molti artisti spaventati dalla situazione sono andati via. Certamente l’arte prima era più in primo piano. Io considero il villaggio come un pezzo d’arte nel suo insieme, e dal punto di vista della sicurezza io sono qui dall’80 e non è mai caduta una pietra. Io spero che questa bufera arrivi e che arrivi in modo intelligente, che ci si metta intorno a un tavolo tutti gli attori: noi, il comune, il demanio e le università, e deleghiamo a persone che hanno le specificità. Ci sono progetti europei con disponibilità di milioni di euro, e sono le università che possono gestire tutto questo.

C’è poi chi artista lo è nello spirito, almeno a giudicare dallo stile di vita, come Davide Ghilardi.

Io vengo da Treviglio, Bergamo, da piccolo d’estate venivo qua perchè ci sono i miei parenti, cinque anni fa abbiamo cominciato a pulire, è solo una casa dove riceviamo gli amici e dove gli artisti hanno modo di fare esposizione delle opere, teatro, musica live, mangiamo insieme, ci danno una mano a fare i lavori.

Davide ha una filosofia di vita che deve aver animato anche i primi artisti che si sono insediati nel villaggio. In cinque anni di lavoro ha recuperato un enorme spazio e una casa nella parte alta, sotto il castello. Alla nostra domanda se non si senta in casa d’altri senza avere un titolo di proprietà, la risposta è spiazzante:

La mia casa è il pianeta terra, la via Lattea, questa è la mia casa.” E se arrivasse il Comune per uno sgombero? “Cosa ci posso fare io? Pulirò da un’altra parte…

e il sorriso con il quale accompagna tutta la nostra chiacchierata testimonia di una serenità di vita un po’ da invidiare. Insistiamo: visto da fuori sembra un bar ristorante, c’è anche un’insegna, La Barca…

No, assolutamente, è solo una casa grande e abbiamo tanti amici che vengono a trovarci, è un’area picnic, si portano il cibo e lo cucinano, e ci aiutano nei lavori per sistemare questo luogo, per fare più vivo il villaggio. Se qualcuno vuole lascia un’offerta per i lavori. Quando abbiamo cominciato a pulire il posto, qualche persona al villaggio vuoi per ignoranza vuoi per gelosia ha fatto intervenire vigili, carabinieri, forestale. Ho affrontato 27 cause e le ho vinte, questa è solo una casa.

Chiudiamo questa panoramica sul villaggio con le parole del nostro primo, anonimo interlocutore:

Poi ci sono le cause tra di noi residenti, basta che apri una porta, io ho sedici cause contro una sola persona che rivendicava la proprietà mentre io ho dimostrato che c’erano solo macerie: io ho riciclato tre metri e quaranta di macerie dalla strada e ho costruito da zero la casa. C’è chi ha speculato ma io ho solo la mia casa: il comune non ha mai fatto niente, l’unico che ha fatto qualcosa è il sindaco Borea, lui ha promesso ragazzi vi faccio la fogna e lui la prima cosa che ha fatto quando è stato eletto ci ha fatto la fogna. Io sono tranquillo perchè tanto non me ne vado da casa mia, qualunque cosa possa accadere devono ammazzarmi dentro casa, sono obbligati a farlo perchè io non abbandono.

A Bussana vecchia, quindi, quel che resta dello slancio artistico deve quotidianamente fare i conti con una realtà fatta anche di speculazione e rivalità tra residenti, una situazione che paradossalmente fa propendere i veri artisti per un intervento del comune che possa mettere ordine dopo quarant’anni di anarchia. Un punto fermo per recuperare il vero spirito del villaggio, rinato nel 1960 dopo l’abbandono forzato degli abitanti nel 1887 e  dopo la prima ondata di immigrazione nel dopoguerra: anche allora gli immigrati, provenienti dal sud Italia, vennero allontanati con la forza e il comune distrusse quel che restava delle case.

Solo dopo, nel 1960, arrivarono gli artisti, senza luce, senza acqua ma alla ricerca di quella tranquillità creativa che ancora si respira nella quiete che attraversa le strade del villaggio. Provate a fare due passi nei vicoli terremotati e la respirerete di persona. Un tesoro di tutti gli abitanti di Sanremo, da sottrarre dalle mani degli speculatori.