Bordighera, l’uomo che salva i germani reali

18 maggio 2016 | 18:23
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Bordighera, l’uomo che salva i germani reali

In un angolo di paradiso si prende cura dei piccoli anatroccoli attaccati da gabbiani e altri animali

Bordighera. C’è un luogo ameno, un giardino incantato. Un terreno scosceso che digrada fino a raggiungere il punto più basso dove scorre il rio Sasso.
Nel cuore del “beodo”, il camminamento affiancato all’antico acquedotto (biu in dialetto), c’è il paradiso dei germani reali.

Ce ne sono tanti, tantissimi, anche se Giancarlo Biancheri giura che in passato erano molti di più: “Ogni anno ce ne sono meno”, dice con la tristezza negli occhi.
“Sono germani reali, guarda come sono belli”, li indica Giancarlo, che ci accompagna giù per le fasce della sua campagna per mostrarci dove vivono.
Tra fioriere ricavate da vecchie vasche da bagno e lavandini (c’è persino un bidet) e filari di pomodori, patate e altre verdure, scorre fresca e limpida l’acqua del rio Sasso. E’ qui che vivono le anatre, protette da Giancarlo Biancheri e dalla moglie Vittoria Pastor.

“Quando vedo che i gabbiani si avventano sui piccoli faccio di tutto per salvarli”, racconta l’arzillo ottantenne, “Anche se ancora pulcini questi filano via che per me è diventato difficile prenderli”.
Non solo gabbiani, ma anche volpi, tassi e anguille: i nemici dei germani sono tanti.
In una fascia, al riparo, si nasconde Macrì: uno splendido esemplare femmina di germano reale. “L’ho salvata quattro anni fa da un’anguilla”, racconta Giancarlo, “Ho sentito la mamma anatra che faceva chiasso, starnazzava disperata. Sono andato a vedere e c’era questo pulcino in acqua. Un’anguilla se la stava mangiando, aveva in bocca la sua zampa”.
Ora Macrì vive lì, in quella campagna, “e riconosce la nostra voce. Con gli estranei è timida, ma quando vede noi non scappa. Tante volte i maschi la inseguono e lei per sfuggire viene nella baracca e si mette seduta vicino a mia moglie. Gli altri hanno paura e si allontanano. E’ furba, Macrì”.

Da poche settimane, è arrivata anche Giò. “E’ l’unica che sono riuscito a salvare di una nidiata intera. Povere bestie, se le mangiano tutte. Allora quando ho visto che si stavano per mangiare pure lei, mi sono fiondato di sotto e l’ho presa. Ora l’ho messa in una gabbietta perché è ancora troppo piccola. Le ho fatto un riparo e le ho messo una vaschetta d’acqua, per insegnarle a nuotare”. E Giò nuota, nella sua vaschetta, al riparo da chi se la vorrebbe mangiare.

Tutti gli altri germani reali, già adulti, se ne stanno nel fiume e Giancarlo e Vittoria hanno imparato a conoscerli bene. “Attraverso questo ponte tibetano qui”, indica l’uomo, “Che ho costruito nel 1964 quando è nata mia figlia e vado a dar loro da mangiare. Mangiano e si mettono sulle rocce. Poi dopo un po’ salgono più a monte e vanno a caccia di girini. Fanno un gran casino e intorbidiscono l’acqua. E’ così bello starli a guardare”. Ed, in effetti, è davvero così.