Bordighera, a Sergio “Ciacio” Biancheri il Parmurelu d’Oru 2016

14 maggio 2016 | 10:01
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Bordighera, a Sergio “Ciacio” Biancheri il Parmurelu d’Oru 2016

Pallanca: “Figura storica di Bordighera, uomo che ha vissuto di arte e, soprattutto, uomo che ha vissuto di valori

Bordighera. Va a Sergio “Ciacio” Biancheri il Parmurelu d’Oru 2016 dell’associazione Descu Rundu. Pittore, incisore, scultore e ceramista, Biancheri è nato a Bordighera nel 1934. Allievo di Giuseppe Balbo, ha avuto incontri significativi con Piana, Seborga, Vigorelli, Natta, Morlotti, Biamonti, Marzé, Sutherland, Bilinski e Maiolino.

Sergio Biancheri, conosciuto da tutti a Bordighera con il soprannome di Ciacio, è uno degli artisti più significativi e poliedrici non solo del Ponente, ma della scena contemporanea. E’ a lui che la giuria ha voluto assegnare il prestigioso riconoscimento che, dal 2009, va ad un personaggio vivente che, nato o residente o riconducibile per la sua attività a Bordighera, ne abbia onorato il nome nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’industria, del lavoro, della scuola, dello sport, dello spettacolo, del volontariato, della politica attraverso il proprio lavoro, le proprie azioni, il proprio comportamento.

“Sono molto contento che quest’anno il premio sia andato a Ciacio”, ha dichiarato il Sindaco Giacomo Pallanca, “Figura storica di Bordighera, uomo che ha vissuto di arte e, soprattutto, uomo che ha vissuto di valori. Come bordigotto, la scelta di questo premio mi rallegra in modo particolare”.

La lunghissima e fortunata carriera di Sergio Biancheri iniziò ufficialmente nel 1953, quando l’artista tenne la sua prima esposizione al premio “5 Bettole” di Bordighera. Nel 1972, 1974 e 1976 partecipò alle Biennali Internazionali d’arte di Mentone, nonché a mostre nei Musei di Linz, Klagenfurt, Wels e Barcellona.
Sue sculture sono state esposte, tra l’altro, nella Chiesa dei Francescani di Berlino.

I temi privilegiati da Biancheri sono il mare e le palme, un binomio inscindibile che denota la stretta aderenza della sua ispirazione al paesaggio ligure, che egli concepisce come «un compiuto universo pittorico e psicologico», contemplato nei suoi «cambiamenti inesauribili di luce e di colore» (Napolitano). La sua estetica assomma echi che vanno da Morlotti, de Stäel e Rothko per le marine, ai drippings dell’informale per i “grovigli”, estremizzati, negli esiti più recenti, fino a richiamare i tagli di Fontana.
E’ comunque nelle rappresentazioni del mare che Biancheri dà il meglio di sé, grazie a un rapporto «che è in tutto simile a quello che lega due amici tra i quali il dialogo scorre sereno e intenso, in una denudata confidenza prossima al trasporto totale» (Napolitano).