Ventimiglia, ex conceria: lo sfogo di una residente “nessuno interviene, è uno scempio”
“Adesso basta. Il Comune deve intervenire. Noi non ce la facciamo più”
Ventimiglia. E’ un fiume in piena, Alfonsina Clemente. Lei, come tanti altri residenti del condominio “Palmizi”, proprio non ce la fa più a sopportare la situazione di degrado con la quale è costretta a convivere da anni.
Al termine dell’incontro tra il Sindaco Enrico Ioculano, l’Assessore Gabriele Campagna e i residenti del quartiere “Gianchette”, Alfonsina Clemente sfoga tutta la sua rabbia davanti ai cronisti.
Motivo della protesta, che la vede lottare da una decina d’anni, inascoltata, è la situazione in cui versa l’ex conceria: un edificio fatiscente, poco lontano dall’ufficio della Polizia municipale, a ridosso del passaggio a livello di via Tenda.
“Ci sono ratti grossi come gatti”, dichiara ai nostri microfoni la signora Clemente, “Escono da quell’edificio e girano per il quartiere”.
“Qui manca tutto, pure le luci”, aggiunge, “Quelle che vede ai lati del condominio le abbiamo fatte mettere noi a nostre spese. E non parliamo della sporcizia: qui c’è da far scatenare un’epidemia”.
Per segnalare la situazione in cui versa l’edificio, di proprietà privata, Alfonsina si è rivolta agli uffici comunali, all’Asl e alla Polizia municipale, “ma sempre inascoltata”, dice. “Avevo un lavoro in comune: questa mia battaglia me l’ha fatto perdere. Ma io non mi arrendo: sono pronta a chiamare Striscia la Notizia. Farò tutto il possibile per far demolire questa oscenità”.
Quelle che la donna denuncia, sono situazioni gravissime: “Lì dentro c’è l’amianto”, dice, “E poi ci entra sempre gente per dormire: alcuni sono clandestini e mi fanno una gran pena. Sono essere umani e se ne stanno lì, adagiati in mezzo a quello schifo. Poco tempo fa ho fatto intervenire le forze dell’ordine affinché li aiutassero”. Tra i clandestini, infatti, c’era una mamma con il suo bimbo, un neonato: lo allattava lì, al freddo, senza coperte, senza nulla.
“Ora che è incominciata la raccolta differenziata”, continua Alfonsina Clemente, “La situazione è ancora più tragica. Ci sono persone che lanciano i sacchetti della spazzatura all’interno dell’ex conceria direttamente dal balcone”. Il tetto è in gran parte crollato ed è facile, così, per alcune persone, “divertirsi” a centrare il bersaglio.
Le denunce della signora sono facilmente verificabili: sporgendosi dalle finestre dell’edificio si vedono distintamente i sacchetti della spazzatura di cui parla. Oltre a scarpe e giacigli di fortuna di qualche senzatetto in cerca di un rifugio.
“Ora non ne possiamo più”, sbotta la signora, “Sembra di stare in una cloaca: la fogna dell’antica Roma. E’ così difficile far demolire un edificio in queste condizioni? Qui d’estate c’è il coprifuoco. I ratti che ci vivono dentro escono e si arrampicano sui muri del nostro condominio: in cinque anni ho cambiato due volte le zanzariere perché i topi me le hanno rotte a morsi“.
“Adesso basta”, conclude Alfonsina Clemente, “Il Comune deve intervenire. Noi non ce la facciamo più”.