Vendesi, affittasi, “abbandonasi”. La difficile realtà di via Martiri della Libertà
Una situazione sociale particolare nella quale agli immigrati regolari, con famiglia e lavoro, si mescolano altri che conducono una vita confinante con il mondo dello spaccio di droga: ed è questa l’immagine che purtroppo prevale
Sanremo. La parte bassa di via Martiri, quella che ormai è stata battezzata come “quartiere multietnico di Sanremo”, soffre di una grave crisi commerciale. Attività storiche di artigianato, mobilio, commercio e ristorazione sono ormai scomparse e sulla metà delle vetrine o saracinesche abbassate abbondano i cartelli con le scritte “Vendesi” o “Affittasi”. Altre vetrine sono semplicemente abbandonate, mentre nella parte più bassa sono ormai consolidate attività artigianali e commerciali gestite esclusivamente da immigrati, sopratutto cinesi e magrebini. Almeno due macellerie, un minimarket e un Gran bazar fanno riferimento alla comunità magrebina, e poi sartorie, negozi di abbigliamento, accessori di telefonia ed elettronica, parrucchiere e l’immancabile centro massaggi caratterizzano gli investimenti della comunità cinese. A completare il quadro una sala slot, un distributore automatico di bevande aperto 24 ore su 24 e un phone center la cui clientela è quasi esclusivamente composta da immigrati. E poi qualche bar, panetteria e negozi vari.
Quel che si percepisce a prima vista è un senso di trascuratezza delle vetrine e degli esterni dei negozi: pur non volendo generalizzare, non parliamo certo di una via che si distingue per cura e raffinatezza degli arredi.
A fare da contorno una situazione sociale particolare nella quale agli immigrati regolari, residenti, con famiglia e lavoro si mescolano altri che conducono una vita border line, molte volte confinante con il mondo dello spaccio di droga: è questa l’immagine che purtroppo prevale su quella degli immigrati regolari e ben inseriti che qui hanno deciso di vivere, lavorare e crescere i propri figli.
Per capire in modo semplice questo cambiamento economico e sociale vi proponiamo una intervista video molto informale, una chiacchierata dai toni pacati ma dai contenuti significativi con i titolari di un negozio ormai storico di Sanremo,il ferramenta Franco, aperto da più di 60 anni all’inizio di via Martiri.
Con i due soci, Giancarlo Balestra e Riccardo Beccaria, abbiamo parlato di come è cambiata la vita e il lavoro in questa parte di Sanremo sempre più multietnica, tra il quartiere della Pigna e la prima parte di via Martiri della Libertà.
Alcuni passaggi dell’intervista:
“Gli unici che resistono qui vicino sono il macellaio e il bazar, altri aprono e chiudono attività: molti locali sono sfitti, c’è la merceria chiusa da dieci anni, altri locali vengono affittati ma poi l’affitto non viene pagato, i proprietari han preso delle gran bidonate”
E il vostro lavoro?
“Più o meno si campa, si lavoricchia e resistiamo, ma i negozi che lavorano poco li fan chiudere: oltre alla pressione fiscale, lo Stato dice che semplifica e invece incasina, bisogna fare il corso da infermiere, il corso da pompiere, tabulati, visite mediche annuali, tutto ha un costo e succede perchè ci hanno equiparato alla grande distribuzione.”
Per quello che riguarda la sicurezza e la vivibilità di questa zona?
“Noi abbiamo dovuto cambiare l’orario del negozio, stiamo di più a mezzogiorno e chiudiamo prima la sera. Dopo una certa ora le donne non vengono più a comprare.”
A questo bisogna aggiungere la presenza costante di spacciatori nella zona, con risse e comportamenti minacciosi, ma questo e altri particolari che sarebbe di cattivo gusto descrivere li trovate nell’intervista video… Una intervista molto informale, appunto.