Terremoto in Nepal un anno dopo, l’imperiese Lorenzo Gariano: “C’è ancora tanto da fare”
Paese ancora sfigurato dal sisma; la solidarietà della Riviera per il popolo nepalese continua
Imperia. Un anno dopo, il Nepal è un Paese ancora sfigurato, che deve fare i conti con una devastazione ancora “aperta”. Non dimentica quel maledetto 25 aprile 2015, funestato da una scossa di magnitudo 7.8, che ha lasciato una scia di morte e distruzione senza precedenti, Lorenzo Gariano, l’alpinista di Poggi di Imperia che ha costruito un ponte della solidarietà tra la Riviera di Ponente e Thame.
Eventi, escursioni, concerti per raccogliere i fondi e ricostruire ciò che il terremoto aveva distrutto. “Ancora oggi scuole, cliniche, ospedali, edifici pubblici sono inagibili – dice Lorenzo Gariano – Il Nepal è un “esercito” di 2,8 milioni di sfollati e 9.000 morti da contare. Se c’è un cosa che la comunità internazionale ha imparato è la capacità dei nepalesi di ricostruire le proprie vite”. Il Paese si ritrova però ancora devastato con la ricostruzione ferma a causa di una crisi istituzionale.
Il sisma in Nepal ha fatto registrare una magnitudo di 7.8. Ha liberato un’energia centinaia di volte superiore a quello dell’Aquila. Terremoti così forti non avvengono ovunque, ma si localizzano più spesso dove le placche litosferiche convergono tra loro nelle zone di subduzione o collisione continentale, strutture geologiche di grandi dimensioni che possono bloccarsi accumulando energia sismica per tempi lunghi centinaia o migliaia di anni.
Un Paese che, ad un anno di distanza, si lecca ancora le ferite. Per molte persone è duro poter ricominciare. Molte vivono ancora in strutture precarie e in edifici inagibili. Molto è stato fatto in dodici mesi ma gli sforzi sono stati spesso vanificati dalle strozzature burocratiche. “Ma possiamo ancora fare molto per aiutare questa gente che con grande forza d’animo – dice Gariano – vuole ricominciare”.
Anche altre organizzazioni si stanno muovendo per il Nepal. Save the Children ha pronto da mesi un progetto che comprende la formazione di 6.000 muratori per ricostruire rispettando i criteri di sicurezza e la distribuzione di sovvenzioni in denaro a 6.000 famiglie in difficoltà, per un valore di 12 milioni di dollari. Proprio Save the Children ricorda che “persone anziane e bambini hanno perso la vita durante l’inverno per la mancanza di un riparo adeguato. Tante e troppe le famiglie sfollate che vivono ancora in alloggi temporanei sotto teloni, ponti o in strutture fatiscenti, spesso accanto alle loro case danneggiate”.