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Quando il “mugugno” di Patrizia tira il carretto

19 aprile 2016 | 06:59
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Quando il “mugugno” di Patrizia tira il carretto

La rubrica di Riviera24 realizzata in collaborazione alla DCT – Dianoia Consulting Team e dedicata ai gruppi Facebook della Provincia di Imperia, incontra oggi Patrizia Di Muzio, amministratrice di “Sei di Sanremo se mugugni…”

Sanremo. Continua il viaggio di #jesuissocial, la rubrica di Riviera24 realizzata in collaborazione alla DCT – Dianoia Consulting Team e dedicata ai gruppi Facebook della Provincia di Imperia. Oggi incontriamo Patrizia Di Muzio, amministratrice di “Sei di Sanremo se mugugni…

I sanremesi sono famosi per il Festival, i Carri, i Gamberoni, il clima e la Cycling Riviera. Una nomea simpaticamente corroborata anche da un tratto distintivo del loro carattere, il cosiddetto “mugugno”. Nella Città dei Fiori si può “mugugnare” (brontolare, cioè) per qualsiasi cosa: “Piove da giorni”, “C’è troppo traffico”, “Non si trova mai parcheggio”; e pure per semplici asserzioni come: “Non c’è nessuno in giro!”. A Sanremo accade sempre qualcosa per cui vale un’espressione prolungata, sommessa e fastidiosa di scontento. E sia se ci si lamenti nel reale sia nel virtuale. Perché i nuovi social media, strumenti democratici consacrati alla libertà di parola, di pensiero, hanno di fatto favorito la tendenza nostrana. Una tendenza atavica che, fortunatamente, lungi dal prendere la strada dell’estinzione, talvolta può dar luogo a qualcosa di grande, come tirare un importante carretto.

L’anno scorso, racconta la Di Muzio, mi sono impegnata attivamente per il servizio di trasporto bici sulla linea Sanremo – San Romolo. Era inconcepibile che se dalla pista ciclabile o dal centro cittadino volevi risalire l’entroterra, non potevi se non pedalando e pedalando su un tratto di strada lungo 12 km. Per il ciclista agonista era una bazzecola ma per il semplice Pantani della domenica?

Era necessario un mezzo di trasporto: sulle corriere RT, pur pagando un doppio biglietto, la bicicletta non può essere trasportata perché altrimenti occupa lo spazio riservato alle carrozzine.

Mi sono allora informata, continua l’amministratrice, e ho scoperto che non solo l’azienda di trasporto pubblico locale era già in possesso di un carretto da traino ma anche che alcune associazioni erano in opera per attivarlo.Al fine di restringere i tempi e di rendere nota la questione, ho lanciato una raccolta firme nel mio gruppo e, mugugno dietro mugugno, è bastata una sola settimana per avere il carretto!

Il brontolio del caso è diventato così virale, tanto da andare a incidere sulla messa in atto di un servizio indispensabile ma che ristagnava sulla carta. Un servizio che alla stregua di una seggiovia ha permesso e continuerà a permettere a moltissimi, cittadini e turisti, di scoprire quella meraviglia che è il nostro entroterra.