Pontedassio, barbagianni ferito salvato dai cacciatori
Il Presidente dell’ATC imperiese Gianfranco Pollano: “Non siamo degli orchi cattivi”
Pontedassio. I cacciatori? “Non sono i mostri che dipingono”. Lo ha dichiarato, e dimostrato, il Presidente dell’ATC (Ambito Territoriale di Caccia) imperiese Gianfranco Pollano.
E’ grazie ai cacciatori se un barbagianni ferito è potuto tornare a volare nei suoi boschi sopra Imperia.
Lo scorso 10 marzo gli agenti del Corpo Forestale, tramite segnalazione di un cittadino, hanno recuperato un magnifico esemplare di barbagianni (Tyto alba) ritrovato ferito e sanguinante nel Comune di Pontedassio e lo hanno consegnato all’ATC che, come spiega il suo presidente, “in base alla legge regionale si occupa del recupero degli animali selvatici feriti”. Questo importante compito sarebbe di competenza dei cacciatori soltanto nella stagione moratoria, “ma noi lo facciamo sempre”, dice Pollano.
“I cacciatori ogni anno pagano una quota di iscrizione che va ad alimentare un fondo dell’ATC appositamente creato per adempiere a questa funzione”, dichiara Gianfranco Pollano, “Per questo ogni anno spendiamo all’incirca 4500 euro in cure veterinarie per garantire la salvaguardia della fauna selvatica”.
E così il barbagianni è stato immediatamente affidato alle cure dello studio veterinario Riello di Sanremo, che da diversi anni è convenzionato con l’ATC.
A raccontare la storia a lieto fine del barbagianni è la dottoressa Ilenia Bottino: “L’animale presentava un’emorragia al becco, probabilmente dovuta ad un colpo preso. Abbiamo fatto una lastra ma, fortunatamente, non c’erano fratture. Così abbiamo messo il rapace in terapia anti-trauma e lo abbiamo alimentato forzatamente”.
Si è poi scoperto che il barbagianni era una femmina in quanto, “forse per lo stress ha deposto un uovo”. Animale schivo e selvatico, il rapace soffre molto il contatto con gli uomini e, ancor di più, non sopporta di stare in gabbia.
Per questo motivo, dopo una settimana di terapia, il meraviglioso barbagianni ormai fuori pericolo è stato consegnato ad un volontario della Lipu, Rudy Valfiorito, che lo ha tenuto in custodia per qualche giorno in una voliera prima di rimetterlo in libertà nei boschi.
“Molti pensano male di noi”, dice il Gianfranco Pollano, “Però sono i cacciatori che, oltre a prendersi in carico gli animali feriti, si occupano di tenere puliti i sentieri e di tenere sotto controllo il numero degli ungolati che, diversamente, potrebbero riprodursi a dismisura diventando anche pericolosi e lesivi per le attività agricole”.
“L’ATC porta qui da noi in studio diversi animali, sia rapaci che mammiferi come i caprioli”, conferma la dottoressa Bottino, “E devo dire che sono gli unici a pagare le cure”.
“Tengo però a sottolineare”, conclude il veterinario, “Che per salvaguardare la fauna è innanzitutto importante salvaguardare l’ambiente in cui vivono. E’ del tutto inutile curare un gufo, un barbagianni o un qualsiasi animale per poi metterlo in libertà in un luogo che per lui non è sicuro. Spesso ci vengono portati dei gufi che hanno le ali bruciate dai cavi dell’alta tensione”.
Per questo l’appello della dottoressa va oltre la competenza di cacciatori e professionisti del settore: “Bisognerebbe mettere in atto degli accorgimenti importanti per salvare la fauna boschiva”.