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Il fenomeno della Sharing Economy in Italia

8 aprile 2016 | 13:23
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Il fenomeno della Sharing Economy in Italia

Dal nome potrà suonare a molti come l’ennesima trovata new age, destinata a una nicchia di consumatori avventurieri, mai soddisfatti di ciò che offrono i mercati convenzionali. In realtà parliamo di un vero e proprio modello economico elaborato quasi quarant’anni fa, molto più vicino a noi e alle nostre esigenze

Sharing Economy. Dal nome potrà suonare a molti come l’ennesima trovata new age, destinata a una nicchia di consumatori avventurieri, mai soddisfatti di ciò che offrono i mercati convenzionali. In realtà parliamo di un vero e proprio modello economico elaborato quasi quarant’anni fa, molto più vicino a noi e alle nostre esigenze di quanto potremmo pensare e che lentamente sta cambiando lo stile di vita di più generazioni, anche nel nostro paese, specialmente nell’ambito dei trasporti e della mobilità sostenibile.

Il termine venne coniato nel 1978 dagli americani Marcus Felson e Joe. L. Spaeth per indicare una nuova teoria economica che già ai tempi si presentava come una valida alternativa al consumismo dilagante. Questa dottrina innovativa, il cui nome in italiano sarebbe tradotto in “Consumo collaborativo”, fa riferimento a tutta una serie di azioni basate sulla condivisione e sullo scambio tra cittadini di beni e servizi, al fine di limitarne i costi per individuo.

La teoria della Sharing Economy ha generato col tempo in una vera e propria rivoluzione globale, andando a impattare tutta una serie di attività economiche e non, quali ad esempio i trasporti, l’alimentazione, il turismo e l’informazione. Chi infatti non hai mai sentito parlare di Uber, Blablacar o di AirBnb? Nella maggior parte dei casi si tratta di aziende americane, le quali hanno avuto un successo notevole in patria e all’estero e che in breve tempo hanno convertito alla cultura del Consumo condiviso cittadini di ogni paese. Anche quelli italiani.

Nel nostro paese ad esempio è sempre più diffuso il fenomeno del car pooling, ossia la condivisione di auto tra un gruppo di persone, sistema utilizzato naturalmente per abbassare i costi di trasporto e che porta notevoli benefici alla società intera, quali ad esempio la riduzione dell’inquinamento e l’alleggerimento della viabilità stradale.

Talmente è stato forte l’impatto di questa nuova pratica in Italia, che sempre più persone hanno deciso di liberarsi della loro quattroruote, avvalendosi sia di canali tradizionali quali la vendita tramite concessionario o rivenditore di auto, sia di piattaforme online dove gli automobilisti possono pubblicare inserzioni rivolte direttamente ai privati, cercando quindi di aggirare i costi di intermediazione.

Questa nuova concezione di trasporto ha anche favorito la nascita e la diffusione di tutta una serie di aziende innovative specializzate nell’acquisto di auto online, quali ad esempio Vendo-auto.it, azienda leader nel mercato dell’usato che offre un servizio di vendita auto sicuro, veloce e conveniente.

Sebbene il car pooling stia riscuotendo un notevole successo nel nostro paese, il ricorso alle soluzioni fornite dalla Sharing Economy in Italia è nettamente inferiore rispetto a paesi ritenuti più all’avanguardia quali Germania e Inghilterra, in quanto ci mancherebbero alcuni presupposti base del Consumo collaborativo: la fiducia verso gli altri utenti, la connessione tra il mondo online e quello offline e l’approccio alternativo per la soddisfazione di un bisogno.

Fa comunque ben sperare la proposta di legge recentemente presentata in parlamento e ribattezzata “Sharing Economy Act”, in base alla quale si vuole non solo regolamentare dal punto di vista giuridico tutti questi nuovi servizi che si basano su piattaforme online, ma anche promuovere su larga scala la cultura dell’economia di condivisione e del consumo consapevole tra tutti i cittadini.