Enrico Brignano, che monologhista di razza!

16 aprile 2016 | 00:44
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Enrico Brignano, che monologhista di razza!

Questa sera il golden boy della comicità italiana ha fatto il pieno di applausi al Teatro Ariston conquistando i circa 1.800 spettatori accorsi per Evolushow 2.0

Sanremo. Un pizzico di cinismo, un palco come un pulpito e un sorriso sornione che ricordava il suo maestro, Gigi Proietti. Questa sera Enrico Brignano ha fatto il pieno di applausi al Teatro Ariston conquistando i circa 1.800 spettatori accorsi per Evolushow 2.0.

Due ore e trentadue minuti di umorismo sagace e tagliente, con cui il golden boy della comicità italiana ha proseguito il discorso iniziato durante la passata stagione teatrale. Un viaggio intelligente e divertentissimo concepito come un’evoluzione del suo primo spettacolo sull’evoluzione umana. Di fatto un aggiornamento, perché, come nel linguaggio dell’informatica, quando un programma si aggiorna si dice 2.0.

Ed è appunto internet e tutta la sua rete che il nostro monologhista di razza – disquisendo su una società che va a duemila, anzi a 2016, intrattenendosi nei luoghi perduti della coscienza, delle emozioni e degli antichi valori -, ha portato pungentemente sulla scena.

Dai “maschi tutti sushi, chiacchiere e messaggini” alle “donne multitasking che cullano il neonato in conference call a lavoro“; passando per il Governo, la Chiesa, le banche e i sindacati, Brignano ha affondato la sua critica feroce su ogni “prototipo” del genere umano. Nessuno si è salvato. Nessuno, neppure quegli astronauti che dallo spazio hanno scattato un selfie con il pianeta Terra.

In conclusione di spettacolo l’artista ha salutato il pubblico sanremese e, pronto a partire sulla strada del teatro di Firenze, ha lanciato un medley per i suoi trent’anni di carriera.