Ventimiglia, Abbondanza: “Si sta negando, di nuovo, la presenza di vermi che camminano su due gambe”
Dalle riunioni della locale ventimigliese all’attentato del Consigliere di Camporosso Cordì: Abbondanza smonta la sentenza del Consiglio di Stato
Ventimiglia. Dalle riunioni degli affiliati alla ‘ndrangheta ai lavori affidati dalla Civitas alla Marvon, passando per il porto di Cala del Forte fino ad arrivare al nuovo dirigente del commissariato di polizia Saverio Aricò: in una conferenza durata ben più di due ore, Christian Abbondanza e Marco Ballestra hanno mostrato i lati deboli della sentenza del Consiglio di Stato sull’illegittimità dello scioglimento del Consiglio Comunale di Ventimiglia.
“La ‘ndrangheta a Ventimiglia c’era e c’è”, ha esordito Abbondanza, “Chi dice che la ‘ndrangheta a Ventimiglia non c’è, dice una grande falsità che aiuta solo la ‘ndrangheta”. Perché? “Chi vuole essere invisibile?”, chiede e risponde “La ‘ndrangheta”.
Per mostrare quanto siano profonde le radici della criminalità organizzata, Abbondanza parte da lontano: da Alessandria. E’ nel capoluogo piemontese che, dice, “vengono date le doti ad un consigliere comunale, Cariddi, presidente della commissione urbanistica del comune di Alessandria”. “Questo faceva varianti urbanistiche e non sparatorie”, continua, “E alla sua filiazione, ad Alessandria, vi era Mimmo Gangemi, capo locale di Genova, reggente in Liguria e condannato ad una ventina di anni di carcere. Vi era Onofrio Garcea, vi era Fortunato Barilaro (padre di Giuseppe) e Barilaro Giovanni: esponenti della locale di ‘ndrangheta ventimigliese, condannati in appello per il 416 bis”, ovvero per associazione di tipo mafioso.
Abbondanza legge a questo punto parte della sentenza di primo grado del processo “La Svolta”, nella quale, riconoscendo la presenza della locale, è scritto che gli interessi economici “venivano perseguiti dai Marcianò attraverso la cooperativa Marvon che garantiva loro l’aggiudicazione di appalti pubblici”.
“Oggi questo qualcuno se l’è dimenticato”, commenta Abbondanza, “E non l’hanno nemmeno notato in Consiglio di Stato”.
Portata a conoscenza dei presenti anche una relazione della procura nazionale antimafia del febbraio 2016, nella quale si legge che finalmente si è rotta quella sorta di cappa che non voleva far vedere il problema ‘ndrangheta in questa parte del territorio. “E noi ora stiamo andando indietro”, aggiunge Abbondanza, “Si sta negando, di nuovo, la presenza di vermi che camminano su due gambe”.
Si parla poi di voto di scambio, di patto politico-mafioso: di tutto ciò, dunque, che era emerso con il processo “La Svolta”.
“C’è una questione molto semplice, che dovrebbe essere la decenza”, commenta sempre Abbondanza, “Uno che va dal Palamara o dal Marcianò e lo saluta, se si candida non è da votare”.
Stesso discorso vale per chi subisce attentati a seguito dei quali cambia le sue posizioni. Da questo all’esempio di quanto accaduto a Camporosso nel dicembre 2014 il passo è breve: “Un consigliere di maggioranza, Francesco Cordì, subisce un attentato”, ricorda Abbondanza, “Gli sparano in pieno giorno nel centro di Camporosso. E lui cosa fa? Non denuncia e si fa curare dal medico (consigliere di maggioranza pure lui)”.
“E il medico, che avrebbe l’obbligo, per legge, di denunciare le ferite di arma da fuoco, cosa fa? Cura Cordì e non denuncia”. “Bisognerebbe che questi venissero cacciati dal Consiglio Comunale”, dichiara Abbondanza, “Se hai paura non ti devi occupare della gestione della cosa pubblica perché diventi perennemente condizionabile”.
L’attentato subito da Cordì è balzato agli onori della cronaca per il solo fatto che alla fine il Consigliere si è dovuto recare in pronto soccorso per farsi estrarre il proiettile dal corpo.
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