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Sanremo. Quel barbone di un parcheggio

31 marzo 2016 | 17:01
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Sanremo. Quel barbone di un parcheggio

La situazione va avanti da anni proprio perché espressione di un problema sociale più che di sicurezza: si tollera, insomma, un po’ in nome della carità cristiana e un po’ perché non esistono strumenti giuridici per intervenire in modo efficace.
A ben guardare però, la presenza di quei disagiati è utile per distrarci dai veri problemi della “nuova” stazione ferroviaria di Sanremo.

Sanremo. Le stazioni sono in tutto il mondo un luogo di rifugio per sbandati e senzatetto. La stazione ferroviaria di Sanremo non fa eccezione e nelle sue pertinenze trovano un angolo di sopravvivenza diverse persone dedite all’accattonaggio nelle vie della città. Una presenza “leggera” rispetto a quanto può capitare di vedere nelle grandi città, ma nello stesso tempo ingombrante per una città a vocazione turistica.

Come abbiamo detto più volte si tratta non tanto di un problema di sicurezza ma di un problema sociale e molte di queste persone rifiutano ogni tipo di aiuto che non sia l’elemosina: l’unico vero rischio sul tema della sicurezza è che vengano sfruttate da bande di persone senza scrupoli.

Nelle foto che accompagnano questo scritto si vedono i vari angoli occupati dai nullatenenti: piccoli giacigli di cartone con posizioni prefissate, qualche borsa lasciata in ordine come se si trovasse nella camera di casa invece che nell’angolo destinato all’impianto antincendio, impianto trasformato a sua volta in armadietto per qualche utile cianfrusaglia. Nei viottoli del giardino si consumano pasti frugali prima di tornare in centro per la questua. Negli angoli maleodoranti o negli androni delle scale si dorme, estate e inverno, sui cartoni. Non è certo una bella vita.

Poco lontano, ed è il motivo della segnalazione giunta in redazione, un angolo della struttura in pieno passaggio pedonale è stato trasformato in una latrina a cielo aperto, dove le esigenze fisiologiche vengono soddisfatte senza troppi problemi nonostante da quel marciapiede passino anche gli studenti che dalla stazione raggiungono le scuole in corso Cavallotti.

La situazione va avanti da anni proprio perché espressione di un problema sociale più che di sicurezza: si tollera, insomma, un po’ in nome della carità cristiana e un po’ perché non esistono strumenti giuridici per intervenire in modo efficace.

A ben guardare però, la presenza di quei disagiati è utile per distrarci dai veri problemi della “nuova” stazione ferroviaria: locali pubblici vuoti e ancora inutilizzati a distanza di 16 anni dall’inaugurazione, tapis roulant “pas roulant” e un parcheggio mai finito, da sempre oggetto di un contenzioso tra il comune e Metropolis, la società immobiliare delle Ferrovie dello Stato. Tre piani di parcheggio dei quali solo uno è funzionante mentre negli altri due, perennemente umidi, si accasano le zanzare; a questo si aggiunge una divisione della proprietà in senso verticale in base alla quale Comune e Metropolis si dividono a metà ogni singolo piano. E’ anche bene ricordare che per le Ferrovie dello Stato Sanremo è stata declassata da stazione a semplice fermata e piano piano ha perso tutti i servizi relativi.

Un pasticcio insomma che va avanti ormai da troppi anni mentre la struttura del parcheggio denuncia i propri limiti sotto l’aspetto estetico e funzionale: gli ascensori, nuovi e ancora imballati, non sono mai entrati in funzione ed è arduo districarsi per i portatori di handicap motorio, nonostante siano previsti i parcheggi a loro riservati. Sulle pareti, quelle che potrebbero apparire come opere di arte moderna buone per il test di Rorschach sono in realtà enormi macchie di umidità che mettono a dura prova la tenuta degli spessi intonaci, intonaci che restano aggrappati al soffitto solo grazie ai cavi dell’impianto di illuminazione. Alle uscite della struttura si formano pozze d’acqua stagnante superabili grazie a vecchi bancali di legno posizionati ormai da almeno tre anni: se proprio non si può trovare una soluzione più decorosa e meno pericolosa, sarebbe ora di dare almeno una mano di impregnante…

Insomma, in una città povera di parcheggi in struttura viene sprecata una opportunità preziosa in pieno centro: dalla stazione ferroviaria infatti si arriva in dieci minuti al Casinò attraversando tutto il centro commerciale e dei servizi, e quei due piani di parcheggio compenserebbero egregiamente la perdita di quello di piazza Borea.

Ovviamente passando da quelle parti tutto questo si nota meno: quel che salta all’occhio è la presenza dei clochard e su quello, più tranquillamente, possiamo indignarci senza troppe domande.