La memoria, la memoria di appartenenza, la memoria della politica

16 marzo 2016 | 12:37
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La memoria, la memoria di appartenenza, la memoria della politica

Un’applicazione che sfidi la memoria di appartenenza con la forza della memoria vera, e che potrebbe chiamarsi “Questa l’ho già sentita”

memoria

[me-mò-ria] s.f.

1Facoltà della mente di fare proprie esperienze e nozioni e di richiamarle al momento opportuno:m. buona;avere poca m.||rinfrescare la m. a qlcu., ricordargli decisamente ciò che ha dimenticato o che finge di non ricordare |m. visiva, che fissa nella mente cose, eventi nella stessa successione e disposizione in cui sono stati visti.

(il Sabatini Coletti – Dizionario della Lingua Italiana)

Considerato che da settimane in varie zone della Città e specificatamente in corrispondenza di Chiese, Supermercati, Farmacie stazionano individui che chiedono l’elemosina importunando i passanti con insistenti richieste di denaro”…

Inizia così una recente interpellanza presentata in consiglio comunale da un gruppo di opposizione. Diciamo subito che non si discuterà di questa in particolare, in quanto gli aspetti che evidenzierò riguardano la figura del consigliere comunale in generale e non solo quelli dell’attuale opposizione: l’interpellanza consente di esporre un problema alla ricerca di una soluzione ed è quindi uno strumento fondamentale utilizzato di norma da chi, non essendo in maggioranza, non può decidere direttamente.

Al di là dell’episodio specifico, quindi, lo strumento dell’interpellanza ben si presta a qualche riflessione sui meccanismi della politica.

In politica, infatti, al concetto generale di memoria riportato dal Sabatini Coletti  potremmo aggiungere quello di memoria “solidale” o “di appartenenza”.

Come accade quando in un luogo affollato, grazie ad un meccanismo inconscio chiamato “cocktail party”, riusciamo a seguire una sola conversazione nonostante ve ne siano parecchie in corso, la memoria di appartenenza ci fa ricordare solo le cose in linea con la nostra fede politica e ci porta ad escludere quelle che sono in contrasto.

Per questo la memoria di appartenenza è quella su cui fa maggiore affidamento la politica.

Dal marzo 1993, quando venne introdotta  l’elezione diretta del sindaco, il primo cittadino è considerato direttamente responsabile dei successi o degli insuccessi del comune amministrato, in particolare sui temi più percepiti dalla popolazione.

A Sanremo uno dei temi di maggiore (dis)attenzione è quello della sicurezza. Le diverse espressioni di microcriminalità si manifestano senza soluzione di continuità da almeno trent’anni: sparatorie, attentati ai locali notturni, accoltellamenti, scippi, furti nelle case e, ultimo ma non ultimo, lo spaccio di droga. A questi si aggiungono poi i fenomeni di accattonaggio, impropriamente accostati al problema sicurezza.

Temi antichi, come “antichi” possono definirsi molti di coloro che amministrano la cosa pubblica perché negli ultimi trent’anni almeno il 50 per cento delle sedie del consiglio comunale è occupato dalle stesse persone, avvicendatesi tra maggioranza e opposizione sulla scia dei mutamenti politici a livello nazionale: persone che quindi conoscono a fondo i meccanismi del comune.

Nonostante questa conoscenza, sulla spinta emotiva dell’opinione pubblica fioccano dalla (momentanea) opposizione interpellanze che sembrano espressione di chi non ha mai avuto l’opportunità di affrontare i temi trattati. Per contro, sul fronte della (momentanea) maggioranza vecchie battaglie di principio su temi sociali o di sviluppo urbanistico si infrangono contro la necessità di coesione della squadra di governo, e la memoria solidale interviene a mitigare i sensi di colpa.

Mai come in questo caso la bilancia è così in equilibrio.

E’ sempre successo, sia livello locale che nazionale, e solo per questione di attualità abbiamo richiamato l’interpellanza riportata all’inizio, nella quale, probabilmente per via della memoria di appartenenza, si sostiene che il fenomeno dell’accattonaggio si verifica “da alcune settimane”.

Il tutto rientra nel meccanismo di cui parlavamo: in base alla memoria solidale o di appartenenza, chi ha già amministrato viene in qualche modo amnistiato dal proprio elettorato pronto a dimenticare le responsabilità passate e ad accettare nuove promesse: del resto i coktail party sono l’essenza delle campagne elettorali e nella confusione generale seguiamo solo la discussione che ci interessa, con un meccanismo di autodifesa contro le delusioni della politica.

Oggi però qualcosa potrebbe cambiare, c’è una nuova forma di memoria che sfugge ad ogni appartenenza e ci ricorda con una discreta precisione se quel particolare problema si è già verificato e come è stato eventualmente affrontato: è la memoria del web, sempre più potente, sempre più ricca, sempre più fruibile, e sempre più utilizzata sui social per richiamare alle proprie responsabilità presenti e passate chi amministra la cosa pubblica, come è successo a fasi alterne e anche recentemente sul tema della sicurezza nel comune di Sanremo.

E chissà che non nasca una  App per smartphone  che consenta, digitando le parole chiave di un problema, di risalire alla sua storia nel contesto cittadino andando a scombussolare le carte: gli Highlander della politica potrebbero trovarsi di fronte, nella prossima campagna elettorale, il proprio alter ego virtuale.

Un’applicazione che sfidi la memoria di appartenenza con la forza della memoria vera,  e che potrebbe chiamarsi  “Questa l’ho già sentita”.