“La legge è giusta, ma non mi restituirà la mia Lara”: Patrizia Barattero commenta il reato di omicidio stradale
“La giustizia non rende niente indietro, però è giusto che ci sia questa legge. E’ giusto che abbiano paura. Ne stanno morendo di ragazzi, non è morta solo la mia”
Ventimiglia. L’omicidio stradale e le lesioni personali stradali sono reato: ora è legge.
Il Senato ha detto 149 “sì” (su un totale di 167 presenti) al voto di fiducia richiesto dal governo al disegno di legge per l’omicidio stradale.
“E’ una legge giusta”, commenta Patrizia Barattero, mamma di Lara Janne, “Anche se nulla mi riporterà indietro il mio angelo”.
Lara Janne aveva 37 anni quando, all’alba del 20 settembre scorso, la sua vita è finita contro il guardrail dell’A10, all’altezza del casello di Imperia Ovest. Viaggiava su un’Alfa Mito, sul lato destro riservato al passeggero. Chi guidava era alterato dall’ alcool: questo, per la legge, oggi è omicidio.
Ma la legge non è retroattiva e per Lara e per tante vittime della strada non ci sarà giustizia.
“Neanche una telefonata mi ha fatto quello”, rivela mamma Patrizia, distrutta da un dolore talmente grande da essere indicibile, “Ma io non provo rancore perché Lara non lo vorrebbe: lei era buona”.
Non cerca vendetta, nemmeno “giustizia”, la mamma dell’agente pubblicitario della Publikompass, Lara Janne. Ma almeno una telefonata da chi le ha strappato quella figlia tanto amata l’avrebbe voluta e invece, racconta, “mai… a nessuno di noi, specialmente a me che sono la mamma, non ha fatto neanche una telefonata”.
“Vorrei sapere tante cose, vorrei essere certa che non abbia sofferto, che sia morta sul colpo”, si sfoga la signora Barattero, “Ho provato a contattare uno dei passeggeri, gli ho mandato un messaggio su Facebook e gliel’ho chiesto: ha sofferto Lara? Ma non mi ha risposto, mi ha scritto solo “mi dispiace”. Allora aspetto. Aspetto tante risposte. Voglio sapere perché si trovava lì, voglio sapere se i soccorsi sono stati chiamati subito, voglio sapere perché hanno fatto avanti e indietro in autostrada. Io so solo che mia figlia era stanca: lavorava e assisteva il nonno, malato. Voleva solo tornare a casa”.
Conosciutissima nel Ponente, la giovane e bella Lara era amata da tutti: “La piangono in tanti, perché Lara era un angelo”, dice ancora Patrizia Barattero, prima di scoppiare in lacrime: “Era una ragazza solare, sempre sorridente. Chi l’ha conosciuta non l’ha mai vista arrabbiata. Era buona, la mia Lara”.
Nella disperazione, la mamma di Lara trova la forza di pensare al conducente dell’Alfa Mito su cui sua figlia ha trovato la morte: “Le parlo con il cuore, sono una mamma”, dice, “Credo che quel ragazzo non dorma bene la notte e questo è già un peso grandissimo”.
Un dolore che la sua Lara non avrebbe potuto sopportare: “Preferisco che sia morta, vittima di un incidente, piuttosto che vederla morire piano piano perché causa di un dolore così grande che ha distrutto una famiglia. Lei era troppo buona, troppo sensibile: non sarebbe sopravvissuta”.
Quel 20 settembre mamma Patrizia ha perso “il mio sorriso, tutta la mia vita”. Quella figlia voluta a 17 anni era il suo orgoglio, il suo mondo. “Era adorata, mia figlia Lara, da me, da suo papà, dai nonni, dalla zia e dal suo compagno di vita, Mauro Vicari. Nessuno di noi ha mai smesso di piangere da quel giorno”.
“Quando muore una ragazza così giovane, con lei muore la sua famiglia”, dice, “Non si deve guidare ubriachi: la vita è una volta sola e bisogna onorarla. Nessuno me la potrà rendere, nessuno. Ma la legge è giusta ed era ora che l’approvassero: la giustizia non rende niente indietro, però è giusto che ci sia questa legge. E’ giusto che abbiano paura. Ne stanno morendo di ragazzi, non è morta solo la mia”.