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Il chirurgo di Imperia Carlo Gandolfo diventato “l’angelo custode” dei bambini

11 marzo 2016 | 08:18
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Il chirurgo di Imperia Carlo Gandolfo diventato “l’angelo custode” dei bambini

E’ volato a Oslo per salvare un neonato e un bambino con una malformazione congenita del cervello

Imperia. Quando si dice “medici in prima linea”. Niente fiction, niente serial tv, tutto vero con un protagonista imperiese doc. Carlo Gandolfo, 42 anni, appassionato di sport e di medicina, ma ora anche “angelo custode” dei bambini di mezzo mondo. Al Giannina Gaslini, l’ospedale d’eccellenza della Liguria e non solo, ha un ruolo importante: è neuroradiologo interventista. Tante le storie da raccontare. Come quella di un giorno quando al Gaslini è arrivata una mail sul suo computer. Tanto è bastato per attivare un piano d’emergenza che per fortuna si è concluso con successo. E’ volato da Genova a Oslo, in Norvegia per curare un neonato e un bambino con una rara malformazione congenita del cervello ricoverato al Rikshospitalet.
Inizialmente pensavo che fosse uno scherzo – racconta – Ho effettuato controlli approfonditi ed ho scoperto che, purtroppo, era tutto vero”. Valigia e volo verso la Norvegia per il dottor Gandolfo che della cura delle malattie rare è un punto di riferimento per il Gaslini di Genova.

Visita e diagnosi spietata: dilatazione aneurismatica dell’ampolla di Galeno che è costituita da una matassa di arterie che convergono all’interno di una vena. Sia le arterie sia la vena si trovano al centro esatto dell’encefalo di un neonato. Insomma una sorta di grossa medusa gonfia di sangue che si crea al posto della vena di Galeno, con la matassa di arterie aggrovigliate che assomiglia ai tentacoli, e che toglie nutrimento all’encefalo.
I due bambini sono stati operati e stanno bene e sono seguiti dai medici di Oslo e a distanza dall’équipe del dottor Gandolfo. Erik, un caso gravissimo, è stato operato due volte nel giro di una settimana e ora sta bene. “Con i genitori ci sentiamo spesso, è nato un bel dialogo”, racconta il medico. Poco dopo è stato richiamato per un altro caso, fortunatamente meno drammatico. Il bambino, che in questo caso ha 7 anni, ha superato bene l’intervento. Altro successo per l’angelo di Imperia.

Prima di Oslo il medico imperiese aveva trattato altri trenta casi e già altre volte era volato all’estero. Il medico in prima linea era stato a Barcellona, Londra e Parigi. Chi lo conosce bene sa che non ama essere chiamato eroe, piuttosto viene definito angelo custode dei bambini come quelli che ha salvato a Oslo. “Per lo sono davvero molto felice, ma certamente non posso dimenticare altri piccoli pazienti che non ce l’hanno fatta”. Questi interventi sono un terreno orfano della pediatria e fino a poco tempo fa i bambini venivano giusto accompagnati alla morte. Nel 2002 Gandolfo ha avuto la fortuna di trovare un primario che lo ha incoraggiato a perfezionarsi a Parigi. “Lì ho imparato molto. Il nostro in fondo è un lavoro artigianale. In sala operatoria, per piegare il tubicino e adattarlo al bimbo, usiamo uno strumento che emette vapore e che chiamiamo teiera. Operare i bambini vuol dire affrontare una variabilità estrema di casi. Bisogna studiare molto bene le immagini, prepararsi. Ma poi occorre prendere coraggio e lanciare il cuore oltre l’ostacolo”.