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Concorso scuola 2016: il calvario di Antonella D’Orazio, insegnante precaria dal ‘97

25 marzo 2016 | 07:10
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Concorso scuola 2016: il calvario di Antonella D’Orazio, insegnante precaria dal ‘97

Dopo quattro anni di stop il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il bando del concorso scuola. Tra coloro che finalmente potranno aspirare ad avere un cattedra, c’è un’insegnante di Sanremo, che qui ripercorre la sua odissea nella scuola pubblica italiana

Sanremo. Dopo quattro anni di stop il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il bando del nuovo concorso scuola. Dei 63.712 posti messi in palio sul territorio nazionale, 1.773 sono disponibili in Liguria. Di questi 198 riguardano l’Infanzia, 464 la Primaria, 921 la Secondaria di Primo e Secondo Grado; 190 il Sostegno. Tra coloro che possiedono il titolo di abilitazione e che finalmente potranno aspirare ad avere un cattedra, c’è Antonella D’Orazio.

Antonella D’Orazio, classe 1978, è un’insegnante precaria di Sanremo, che da anni è costretta a vivere la teatrale odissea fatta di concorsi isolati, supplenze esasperanti e stipendi ritardatari, che caratterizza in maniera grottesca la scuola pubblica italiana.

Mi sono diplomata nel 1997 all’istituto socio-psico-pedagogico. Avendo acquisito con la maturità anche il titolo di abilitazione all’insegnamento, potevo esercitare fin da subito la professione di insegnante. Ma per quell’anno il Ministero dell’Istruzione non aveva indetto concorsi. Così anche per quello successivo. Per non gravare sulla mia famiglia, ho iniziato a lavorare come cameriera. Nel ’99 è uscito il bando. Ancora fresca di studi, mi sono messa a ripassare frequentando il corso apposito. Il giorno del concorso mi sono presentata in aula. Ero tanto emozionata quanto entusiasta: avevo la possibilità iniziare a fare quello che avevo sempre desiderato, l’insegnante. Purtroppo però mi sono subito dovuta scontrare con il sistema e i suoi intoppo: il sindacato a cui mi ero rivolta aveva sbagliato a compilare la domanda, e invece di indicare la mia candidatura per la scuola materna, lo aveva fatto per quella elementare, impendendomi così di partecipare al concorso.

Ma Antonella non si perde d’animo e in attesa del nuovo bando, armata di curriculum vitae va alla ricerca di una nuova occupazione. E prima viene assunta come commessa in una libreria, poi entra a lavorare presso il Comune di Imperia come educatrice. Qui resta fino al 2012 quando l’Amministrazione decide di passare il servizio a una cooperativa che si rivela congeniale ai principi si Antonella; fino alla sua gravidanza; fino al nuovo concorso scuola.

Dopo una lunghissima attesa nel 2012 il Ministero emana il bando, e con esso la mia occasione per riscattarmi. Tuttavia, nonostante l’impegno non l’ho passato. Le prove preselettive introdotte lo avevano reso ristrettissimo, e io non ero più una giovane neo-diplomata appena uscita dagli studi, ero diventata donna, madre, moglie. La possibilità di riuscire nelle mie ambizioni è arrivata nel 2013, quando ho ricevuto la prima chiamata per svolgere una supplenza. Essendo iscritta nella graduatoria di terza fascia per la scuola dell’Infanzia e quella Primaria, avendo acquisito molti punti per l’attività di educatrice, potevo sostituire in caso di assenza un insegnante di ruolo. Con questa nuova fase però è iniziato un nuovo calvario.

Il calvario delle supplenze a tempo indeterminato, mal retribuite, e peregrine da un plesso all’altro. Il calvario dell’insegnante precaria, dove unico conforto è la passione per il proprio mestiere; per quel mondo dell’infanzia che il suo passato da educatrice le ha permesso di scoprire in ogni sfumatura; e che magari le permetterà di vincere il nuovo concorso “che – come si legge scritto sul sito del MIUR – vuole selezionare i migliori docenti puntando sul merito, sul riconoscimento del percorso svolto e sulla qualità.”