Chiedo un lavoro per mio marito. La disperazione dell’imperiese Lorella L.

“Mi è stato detto che gli stranieri sono più furbi e sanno bene come fare”
Imperia. “Chiedo solo un lavoro per mio marito. Abbiamo perso già tutto, ci rimane solo la dignità, non strappateci via anche questa”.
La Signora Lorella L. è al tracollo ma, se non dovesse ottenere giustizia almeno questa volta, la forza per incatenarsi davanti al Comune di Imperia nel quale abita, promette di averla davvero.
Il dramma inizia anni fa, quando, contemporaneamente, il marito rimane senza lavoro a causa della crisi dell’edilizia in cui lavorava mentre il figlio, appena saputo di diventare presto padre, ha dovuto sposarsi. Lorella e famiglia vivono in una casa popolare del Comune, occupata abusivamente dal marito 31 anni fa. Contratto d’affitto mai finora stipulato.
Anche lei non ha lavoro, pur avendolo cercato ovunque. Nella manifestazione pubblica del 9 dicembre scorso, a protestare in Piazza Dante non a caso c’era anche lei “e, in effetti, poi mi è stata concessa una borsa lavoro di duecentocinquanta euro, con la promessa di un’assunzione a tempo indeterminato in una casa di riposo. Ma dopo sei mesi di lavoro, tutto è finito li”.
Senza soldi e senza lavoro, campare è impossibile. “Mi è stato detto che gli stranieri sono più furbi e sanno bene come fare. Per noi italiani non c’è alcun diritto: se abbiamo difficoltà c’è pure il pericolo che i bambini te li portino via!”
Lorella si è più volte rivolta agli assistenti sociali e, in una telefonata diretta, anche al Sindaco CarloCapacci “ma quando mi sono sentita praticamente prendere in giro, glie ne ho risposto di tutti i colori”. E ora che gli uffici competenti qualcosina pare abbiano promesso di fare “è troppo tardi: i contatori delle utenze sono già venuti a toglierli”.
La signora e il marito affannosamente stanno cercando ogni occasione per qualche lavoretto, che sia pulire la campagna di un amico o qualsiasi altra piccola opportunità. E ogni tanto, un pacco di zucchero o un po’ di detersivo riesce a racimolarlo grazie alla Caritas. “Anche mio figlio e sua moglie – che al momento, insieme al loro bambino, stanno dai i miei suoceri – non hanno lavoro”, ma non solo. “Anche l’altra nostra figlia è in difficoltà. Se almeno potesse contare su un asilo pubblico, potrebbe magari trovare una piccola occupazione”.
Nessuna vergogna nelle parole di Lorella “La vergogna deve provarla chi ruba o fa del male. Io chiedo solo i nostri diritti”.