A tu per tu con il Questore Leopoldo Laricchia: i primi 100 giorni a Imperia di un servitore dello Stato

11 marzo 2016 | 13:42
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A tu per tu con il Questore Leopoldo Laricchia: i primi 100 giorni a Imperia di un servitore dello Stato
A tu per tu con il Questore Leopoldo Laricchia: i primi 100 giorni a Imperia di un servitore dello Stato
A tu per tu con il Questore Leopoldo Laricchia: i primi 100 giorni a Imperia di un servitore dello Stato

“Io tengo innanzitutto a fare un discorso di metodo, per me – afferma il Questore Laricchia – è fondamentale il lavoro di squadra”

Imperia. Leopoldo Laricchia Questore di Imperia ha celebrato il 10 marzo i suoi primi 100 giorni alla guida della Questura del capoluogo da quando, a dicembre, ha preso il posto di Pasquale Zazzaro, Questore andato in pensione. Il nostro giornale on line è andato ad intervistare il Questore Laricchia in modo da avere un primo ed iniziale bilancio sull’attività delle forze dell’ordine al servizio della nostra sicurezza in provincia di Imperia.

“Io tengo innanzitutto a fare un discorso di metodo, per me – afferma il Questore Laricchia – è fondamentale il lavoro di squadra. Il primo obiettivo, quindi, è quello di creare una squadra della quale io faccio parte e dove tutti si sentono protagonisti. E’ la squadra della Questura, è la squadra della Polizia di Stato di tutta la provincia e, inoltre, cercare di creare condizioni di lavoro, sempre con lo spirito della squadra, anche fra tutte le Forze di Polizia. Penso che questo obiettivo si stia raggiungendo”.

“E’ importante, perché nel lavoro di squadra ognuno tira fuori il meglio di sé, perché se ognuno si sente protagonista nel lavoro che fa e si sente coinvolto è stimolato a tirar fuori le migliori risorse mettendole a disposizione del gruppo.”

Per quanto riguarda il lavoro iniziato qui in provincia, il Questore ha detto: “ho avuto un incontro con il mio predecessore qualche giorno prima di arrivare a Imperia, molto utile e istruttivo, dove il dott. Zazzaro ha individuato gli aspetti più delicati dell’ordine e della sicurezza pubblica qui in provincia. Naturalmente – prosegue – partendo dall’attenzione e monitoraggio del problema dei profughi e della frontiera con i tentativi di passare in Francia e viceversa e la situazione di quello che restava del cosiddetto campo profughi della stazione di Ventimiglia. Quando c’è stato il passaggio di consegne l’emergenza era quasi finita e pertanto si preparava un lavoro per portare a sistema il controllo completo della situazione del campo. Questo lavoro il mio predecessore l’aveva già iniziato e mi ha passato il testimone su questo tema. Oggi possiamo dire di avere la completa identificazione di tutti coloro che sono ospiti del campo ed il monitoraggio su ogni spostamento, anche grazie alla preziosa collaborazione della Croce Rossa che lo gestisce”.

Sulla criminalità in generale: “per quanto riguarda la criminalità diffusa, occorre precisare che trattasi di un fenomeno presente in tutte le province, determinato da un profondo cambiamento della società italiana negli ultimi 20 anni; oggi dobbiamo confrontarci con una società multirazziale, nella quale emergono molti fattori di complessità e disuguaglianza sostanziale. Ci sono arrivi da paesi poveri e una parte di questi migranti non sempre riesce ad integrarsi; con l’ampiezza e continuità dei flussi migratori, che caratterizza la nostra epoca, è inevitabile che si formino sacche di emarginazione, sacche di non integrazione. Il fenomeno della criminalità diffusa può riguardare i poveri e gli emarginati che arrivano dai paesi con forti crisi politiche ed economiche, ma può anche riguardare i nostri cittadini.”

Quindi che percentuale si può dare sulla criminalità diffusa tra italiani e stranieri?

“Non si può parlare di percentuali, spesso dipende dalle attività. Se si parla di spaccio diffuso, ad oggi è un’attività criminale dove gli italiani compaiono come consumatori, mentre i pusher spesso sono nordafricani o albanesi o nigeriani, insomma lo spaccio di strada è in prevalenza in mano a stranieri. Però non possiamo esimerci dal fare una riflessione: il commercio illecito di stupefacenti, come ogni attività economica, è soggetto alla legge della domanda e dell’offerta: se la domanda rimane stabile su alti livelli, l’offerta tenderà sempre a ricostituirsi in modo da soddisfare la domanda. Quando si parla invece di traffico, troviamo la presenza delle “nostre” organizzazioni criminali, spesso in accordo con organizzazioni criminali straniere. Ci sono vari livelli di specializzazione su questo tema. Altri reati di strada vengono perpetrati indifferentemente da italiani o stranieri, non ci sono percentuali definite. Spesso gli autori sono persone in stato di disagio, di povertà o che hanno vizi o dipendenze, non solo da stupefacenti, ma anche, ad esempio, da gioco d’azzardo”.

La Crisi influisce sul comportamento di certe persone?

“La crisi economica non ti porta di per sé ad essere criminale, diciamo che si tratta di una crisi di identità, di una crisi di valori, che può portare a non riconoscere il valore delle regole condivise. Ovviamente questo tema si connette al tema della responsabilità, come del resto quello precedente, visto che ogni cittadino, dall’operatore delle Forze dell’Ordine, all’impiegato della pubblica amministrazione, all’operatore del sociale, al normale cittadino, ha una sfera di responsabilità connessa al proprio ruolo sociale. Mi riferisco, ad esempio, a quella sfera di responsabilità che hanno i titolari di pubblici esercizi o di licenze di locali di pubblico spettacolo: luoghi dove si concentrano persone, dove si consumano bevande alcoliche e dove si fa musica, dove in una parola entra in gioco la sfera psichica di ciascuno e bisogna prestare molta attenzione che il sano divertimento non si trasformi in comportamenti lesivi dei diritti altrui o pericolosi per la persona stessa. Su questo tema sono intervenuto diverse volte laddove si sono verificati eventi in locali che, evidentemente, in quel momento erano usciti fuori dal controllo dei titolari.”

“Le forze dell’ordine hanno la mission della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ma ogni cittadino ha il dovere di collaborare, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, con le istituzioni pubbliche affinché questa mission sia portata a compimento nell’interesse collettivo, in sostanza la sicurezza è un bene di tutti e di ciascuno. Lo Stato siamo noi,  è quel concetto di Stato-collettività che ci chiama a questo senso di responsabilità, in particolare quando si è scelto di condurre attività imprenditoriali connotate dalla presenza intrinseca di una sfera di rischio.”

Dal suo arrivo si sono intensificate le espulsioni di stranieri irregolari sul territorio nazionale.

“Questo è il tema del contrasto all’immigrazione clandestina, ma soprattutto a quell’immigrazione clandestina che, per necessità o per scelta, va ad accrescere le fila di coloro che sono dediti ad attività illecite. E’ un settore che deve essere tenuto sotto attento controllo; un controllo che si realizza con la presenza delle volanti e delle pattuglie in genere e con la predisposizione di servizi straordinari in grado di impattare con maggiore efficacia sullo svolgimento delle attività criminali, come ad esempio in alcuni quartieri di Sanremo o nel controllo sistematico della mobilità stradale attraverso l’esecuzione dei nuovamente attuali posti di blocco. Nella città di Ventimiglia, ad esempio, l’incremento della presenza, nell’ultimo anno, della Forze di Polizia, ha visto un drastico calo dei reati commessi, nonché la sistematica assicurazione alla giustizia degli autori”.

Per quanto riguarda i rapporti con le comunità islamiche, ieri (il 9 marzo per chi legge) è stato arrestato un imam somalo perché inneggiava al terrorismo, qui in provincia di Imperia l’attenzione resta alta essendo anche una zona di frontiera?

“L’attenzione su questo tema è altissima in tutte le province italiane. Qui siamo vicini alla frontiera  e a città francesi che hanno problematiche di questo tipo , quindi l’attenzione è alta non solo a livello di intelligence ma anche per quanto riguarda i servizi di ordine pubblico. Mi riferisco al Festival di Sanremo che quest’anno ha avuto una particolare attenzione perché è avvenuto dopo eventi drammatici che hanno shoccato tutto il mondo”.

“Nella predisposizione dei servizi di sicurezza per quell’evento, da una parte c’era il timore che la cittadinanza potesse percepire in senso allarmistico lo spiegamento di forze e l’implementazione dei controlli e quindi  che ciò rischiasse di ridurre le presenze o addirittura far disertare la manifestazione, dall’altra era necessario prevedere azioni preventive serie per scongiurare azioni criminali che in quel contesto avrebbero potuto essere devastanti. Abbiamo prestato molta attenzione per cercare di equilibrare bene gli interventi e, fortunatamente, per il Festival è stato un successo di pubblico e tante sono state le presenze alberghiere in città. La gente ha percepito sicurezza, ha capito che c’era sicurezza. Ed in questo modo ha fruito liberamente ed in massa degli spazi pubblici per lo svago ed il divertimento”.

Proseguiranno gli incontri legati ad una cultura della legalità nelle scuole da parte di polizia postale e stradale?

“Verranno incrementati. Io ho avuto un incontro tempo fa con tutti i presidi e i capi d’istituto della provincia alla presenza del Provveditore, qui in questura. Abbiamo parlato, insieme ai responsabili della Polizia Postale di un tema importante come la sicurezza nella rete (il contrasto al c.d. cyberbullismo), poi con il Comandante della Polizia Stradale di un progetto molto importante, il progetto “Icaro” per la sicurezza stradale e il contrasto della guida in stato di ebrezza o sotto stupefacenti. Il tutto oltre al personale nostro della Questura che da anni sta facendo un lavoro di educazione contro la violenza di genere nelle scuole. Una riunione che è servita a scambiare esperienze: metteremo giù un piano di respiro annuale per far fronte alle richieste delle scuole, dove noi metteremo in campo le nostre specializzazioni.”