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#19marzo: Leonardo, studente imperiese dedica una poesia al papà e a tutti i lavoratori del pastificio Agnesi

19 marzo 2016 | 11:08
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#19marzo: Leonardo, studente imperiese dedica una poesia al papà e a tutti i lavoratori del pastificio Agnesi

“Mio padre è un lavoratore Agnesi e mi piacerebbe moltissimo se nel giorno della festa del papà, all’oscuro di tutto questo prima del momento precedentemente indicato, trovasse questa poesia nella vostra pagina e la leggesse”

Imperia. “Gentilissima redazione mi presento, mi chiamo Leonardo Fasciana, ho 16 anni e sono uno studente del Liceo Classico “G.P.Vieusseux” di Imperia.

In questa lettera volevo chiedervi se vi interessasse pubblicare una poesia scritta da me per la causa Agnesi. ”

Allora giustamente mi potreste dire: “Sarebbe da egoisti muovere una redazione, perché semplicemente non gliela leggerai per conto tuo il 19 marzo?”

Questa non si limita ad essere una semplice poesia dedicata ad un padre, c’è ben molto di più. La stragrande maggioranza dei lavoratori Agnesi sono padri, e questa è indirizzata non solo al mio di padre, ma anche a tutti loro; vorrei che questa desse loro la forza per tenere duro, per lottare, per continuare ad andare avanti con un tifo a forma di versi e strofe.

Allora giustamente mi potreste dire: “Sarebbe da egoisti muovere una redazione, perché semplicemente non la leggerai a loro per conto tuo il 19 marzo?” Questa non si limita ad essere una semplice poesia dedicata a dei lavoratori, ma si vede che invece è dedicata a tutta la cittadinanza di Imperia. Si fa un particolare riferimento ai prodotti del territorio, come i gamberi di Oneglia, il pesto, la farinata e le acciughe; ma si fa soprattutto una particolare memoria della storia dell’azienda, al fatto che dal porto di Oneglia salpassero flotte di velieri in rotta per l’Ucraina, a prelevare l’allora considerato miglior grano duro del mondo. Il tutto è condito da particolari riferimenti classici, che provengono dalla mia formazione classica, come Cerere, dea del frumento; Porturno, dio dei porti e “protettoredi Oneglia”; gli Sciti, popolo stabilitosi in Ucraina ai tempi degli antichi Greci, un popolo barbaro, esaltando così il rischio di un viaggio in un luogo simile, ma anche la funzione civilizzatrice che porta loro “pasta e pesto succolenti”, quasi come per placare la loro furia. C’è anche un lato politico di questa poesia, e viene personificata dal “futurista” (per i futuristi la pasta asciutta era colpevole della fiacchezza e del pessimismo, era contraria ai loro concetti di frenesia e velocità) il quale vorrebbe chiudere la fabbrica, ma invece verrà invitato ad aumentare la gloria della fabbrica. A questo punto, sarebbe più egoista condividerla con pochi.

Forse è utopia, forse è arroganza, forse è narcisismo, e mi scuso profondamente se vi sembra così, ma vorrei che tutta Imperia si sentisse unita in questa causa ed io voglio mettere la mia parte, il mio nome, me stesso; vorrei che ogni artista, dal pittore allo scrittore, dall’architetto al politico, mettesse la propria competenza nel salvare e riportare in auge il Pastificio Agnesi, perché se ognuno avesse messo la propria cultura o potenzialità nella lode del territorio, tutte le imprese della Liguria, grandi o piccole, di nicchia o importantissime, sarebbero già salve. Voglio essere tra i primi ad attivare l’imponente meccanismo della Nuova Agnesi, e l’ho fatto nella forma d’arte che mi riesce meglio, la poesia. La cultura e le arti sì che sono le armi più potenti, ma anche le più resistenti fortificazioni contro qualsiasi tentativo di cambiare in peggio le cose.”