La Modica quantità, la modica qualità e i furbetti del cartellino

22 febbraio 2016 | 11:57
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La Modica quantità, la modica qualità e i furbetti del cartellino

Difficile dire in questo momento da quale parte penda la bilancia, se da quella della quantità o quella della qualità

Sanremo. La modica quantità è una unità di misura indefinita ma molto importante. Ad esempio nella cucina, per indicare i benefici che derivano dall’assunzione moderata di cibi o bevande, in medicina per mettere in guardia da un uso eccessivo dei medicinali e ancora, ad esempio, nelle aule dei tribunali dove si dibatte di spaccio di droga: la modica quantità del principio attivo garantisce forti riduzioni di pena .

Solitamente quindi il termine “modico” viene letto in chiave positiva, in contrapposizione a quanto può derivare dal suo opposto, l’eccesso.

Forse per questo aveva avuto molto meno risalto mediatico la vicenda del comune di Modica, nella Val di Noto, provincia di Ragusa, Sicilia, in contrasto con l’eccesso di visibilità del caso Sanremo.

Nel comune di Modica nel maggio del 2010 vennero indagati per falso ideologico e truffa aggravata ai danni del comune 106 dipendenti comunali su 126. La cronaca di quell’episodio è scarna, al punto da non poter capire se anche in quell’occasione ci fu uno spiegamento di forze pari a quello messo in campo a Sanremo: di sicuro non ci furono arresti, anzi non ci furono proprio conseguenze immediate perchè il processo agli 88 rinviati a giudizio inizia in questi giorni, a sei anni dai fatti, e nel frattempo gli stessi sono ancora al loro posto, svolgono il loro lavoro e percepiscono il loro stipendio pieno maturando pensione e Tfr. Eppure le accuse nei loro confronti erano, e sono, chiare: “le condotte fraudolente erano concentrate nei giorni del rientro pomeridiano e il giorno del blitz risultavano presenti in 42 ma 19 non c’erano. Molti timbravano più cartellini, altri entravano e uscivano senza timbrare.” Una storia già sentita, ma sembra che il Comune di Modica non possa prendere provvedimenti senza una sentenza definitiva, una sentenza che con i prevedibili ricorsi non arriverà mai per via della prescrizione. E questo ci riporta a Sanremo, dove l’importanza del nome, tutt’altro che Modica, ha dato vita ad uno scandalo che ha travalicato i confini nazionali. Sanremo non poteva essere trattata come Modica, con una modica quantità di attenzione: i cronisti sono arrivati in Comune ancora prima dei militari e dei dipendenti e le immagini simbolo della vicenda hanno occupato per settimane tutti i media. Sanremo si è trovata sotto i riflettori ben prima del Festival e la macchina comunale ha quindi dovuto avviare in tempi stretti le iniziative che in altre parti d’Italia non sono state avviate ad anni di distanza dai fatti. Si è aperto un “processo” sotto i riflettori spianati dell’opinione pubblica, una gran parte della quale non vuole perdersi le esecuzioni in piazza. A poche settimane dai fatti sono già 32 i dipendenti comunali licenziati e non è ancora finita. Inevitabilmente un processo di questo tipo può tener conto solo dei dati oggettivi e non è possibile considerare una “modica” quantità di reato. Alcuni dipendenti si sono ritrovati in stato di arresto, con ispezioni domiciliari e corporali per un danno erariale di qualche decina di euro e questo ci riporta alla difficile valutazione del lavoro di un dipendente pubblico: l’importante è timbrare regolarmente il cartellino ed essere presenti nel proprio ufficio, indipendentemente dalla qualità del lavoro svolto?

Difficile dire in questo momento da quale parte penda la bilancia, se da quella della quantità o quella della qualità. Da quel che emerge in questi giorni il licenziamento di una delle persone coinvolte, la dottoressa Patrizia Lanzoni dei Servizi sociali, ha sollevato il problema: una moltitudine di persone qualificate, persone che hanno avuto modo di collaborare per anni con la dipendente comunale, ha scritto al sindaco di Sanremo affinchè si faccia una valutazione in virtù della qualità del lavoro svolto per conto del comune, ritenuto eccellente. Insomma, si chiede di mettere sul piatto della bilancia da una parte la quantità del lavoro, inficiata dalle irregolarità nelle timbrature, e dall’altra la qualità da tutti riconosciuta come eccellente. Considerazioni simili sono state fatte, con meno clamore, nei confronti di alcuni degli altri dipendenti licenziati ritenuti comunque persone valide nel complesso della macchina comunale.

Parlando quindi di criteri di valutazione del lavoro dei dipendenti pubblici, nell’era di internet si potrebbe a questo punto immaginare un sistema di valutazione della soddisfazione del cittadino-cliente simile a quello applicato dalle grandi aziende: dopo ogni rapporto di lavoro si viene contattati da un sistema automatico che valuta la qualità del servizio. Dati che andrebbero ad integrare le valutazioni degli organi preposti all’interno del comune, che in questo caso sembrano essere stati quantomeno disattenti. Sicuramente si ribalterebbe il concetto di buon lavoro, contribuendo a superare la linea critica tra quantità e qualità.

Per il momento non resta che sperare che la premura dovuta ai regolamenti e alla pressione mediatica non sia stata cattiva consigliera: Sanremo ci è già passata con i famosi licenziamenti-lampo nell’affaire Casinò nel 1981, con più di 50 licenziamenti affrettati che dopo i ricorsi costarono qualche miliardo di vecchie lire al comune.