Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”

26 febbraio 2016 | 16:15
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Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”
Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”
Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”
Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”
Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”
Bordighera, “Siamo stati ingannati”: la disperazione del pescatore De Bella che svela il precedente del caso “Mina”

Non solo gamberi e pesci-spada. L’Italia perderebbe totani e calamari e la pesca si limiterebbe, quasi del tutto, a pochi chilogrammi di rossetti

Bordighera. “Ci hanno presi in giro e ora siamo cornuti e mazziati”. Il grido di rabbia dei pescatori del Ponente per i nuovi confini marittimi non si è smorzato con la fine del “caso Mina”. Anzi. Quello del peschereccio sanremese di Ciro Lobasso, sequestrato dai francesi per essersi addentrato in acque non più italiane (caso poi risolto con il rilascio dell’equipaggio e l’ammissione dell’errore da parte della Francia), è solo la punta di un iceberg in grado di mandare a fondo il mercato ittico ligure.

Nuovi confini marittimi che penalizzano fortemente l’Italia sono stati tracciati nel silenzio più assoluto. Nessuno sapeva nulla: né i pescatori né le autorità locali. Specchi acquei ricchi di pesce in grado di sfamare decine di pescatori liguri e mantenere un indotto economico notevole sono stati regalati alla Francia. La domanda è una sola: perché?

Due anni prima del “Mina”, un altro peschereccio è stato sanzionato per aver pescato in acque diventate, improvvisamente, francesi. Si tratta del “Dea Simona” di Francesco De Bella. “Era il dicembre del 2014 quando una vedetta francese ci ha abbordato”, racconta il pescatore che ha accolto la cronista di rivera24 sulla sua imbarcazione, “Era una guardia-coste lunga 70 metri. Si è avvicinata al mio peschereccio e dopo un po’ se n’è andata. Non avevo niente da temere, nulla per cui scappare: ero in acque italiane e stavo solo lavorando”.

Trascorso un mese dall’accaduto, però, a casa De Bella arriva una multa: 2000 euro di sanzione amministrativa. E non solo: “Mi hanno decurtato 7 punti dalla licenza di pesca”, racconta il pescatore, “7 punti sugli 80 totali: questo significa il 10% del valore della mia barca”.
Oltre ai duemila euro già sborsati, poi, il pescatore dovrà versarne altrettanti per pagare l’ammenda e non trovarsi con la fedina penale sporca. Ma a preoccuparlo sono i punti persi.
Potrebbe sembrare una sciocchezza, la decurtazione di 7 punti, ma non lo è: “Se dovessi perderne altri due nei prossimi tre anni per un motivo banalissimo”, spiega Francesco De Bella, “Verrei escluso dai finanziamenti europei dedicati alla pesca per cinque anni consecutivi. Una lampadina bruciata a bordo della barca, potrebbe significare la fine del mio lavoro”.

“Fare ricorso? Non ci conviene”, dice il pescatore, “Non siamo stati creduti. Conviene pagare, ma almeno, dopo il caso del “Mina” abbiamo la soddisfazione morale di non aver sconfinato”.

Il problema, però, è un altro ed è molto più grave di qualsiasi multa: “Ci hanno tolto tutto”, dice De Bella. I pescatori liguri, infatti, non possono più pescare come hanno sempre fatto. I nuovi punti geografici indicati dal governo francese hanno spostato le linee tracciate e rispettate fin dal trattato del 1892.
“La verità che le carte nautiche pubblicate fino ad oggi non dicono”, spiega, “E’ che a dodici miglia dalla costa di Bordighera il mare non è più italiano e quindi per noi è off limits”.

Regalato ai francesi un bene inestimabile. Dalla punta più a nord della Corsica a quella più a sud della città delle palme ci sono 98 miglia marittime. Prima il mare era libero e si poteva pescare in acque internazionali. E per questo motivo alcuni pescatori si erano adeguati alle normative con aggravio di spese per migliaia di euro pur di avere le dotazioni per pescare a 40 miglia dalla costa. Ora, invece, agli italiani restano 12 miglia appena. Troppo poche.

“Se il trattato verrà ratificato non potremo più pescare i pesci-spada” continua De Bella, “Perché non ce ne sono nello specchio di mare che ci rimarrà”. Verrà ceduta anche la fossa dove i pescatori si approvvigionavano di gamberi e gamberetti durante l’inverno: ora è francese. “E allora, cosa ci resta? Non possiamo mica andare, con 11 barche, tutti a Sanremo!”.

“Il rischio è che i pescherecci si dovranno concentrare di più sulla zona costiera”, spiega De Bella, “Perché fino a un miglio e mezzo dalla costa i confini sono rimasti uguali a quelli del 1892”. Un rischio non da poco, visto che quelle acque vedono già la presenza di piccole imbarcazioni: se il trattato venisse ratificato, dunque, il disagio sociale sarebbe enorme.

Non solo gamberi e pesci-spada. L’Italia perderebbe totani e calamari e la pesca si limiterebbe, quasi del tutto, a pochi chilogrammi di rossetti. Ma questo non basta per mantenere in vita il già precario settore ittico.

Nonostante la rabbia, Francesco De Bella tiene a fare un ringraziamento a nome di tutti i suoi colleghi “all’Ammiraglio Giovanni Pettorino che, in prima persona, è stato vicino ai pescatori esponendosi non poco per la risoluzione del caso Mina”.

L’interesse dei francesi non è mirato di certo alla sola pesca, ma al petrolio e ai giacimenti di gas naturale che si potrebbero trovare in profondità. Per questo il nostro mare è stato regalato alla Francia, ma all’Italia, in cambio, cosa resta? Per ora solo la disperazione dei pescatori.