Si battono i denti |
Cronaca
/
Ventimiglia
/

Ventimiglia, all’Istituto Marco Polo gli studenti tremano dal freddo

20 gennaio 2016 | 17:18
Share0
Ventimiglia, all’Istituto Marco Polo gli studenti tremano dal freddo
Ventimiglia, all’Istituto Marco Polo gli studenti tremano dal freddo
Ventimiglia, all’Istituto Marco Polo gli studenti tremano dal freddo

Una media di 14 gradi nelle aule, dove i ragazzi indossano la giacca per combattere gli spifferi e la pioggia

Ventimiglia. All’Istituto Marco Polo fa freddo. Nelle aule dove i ragazzi ascoltano le lezioni il termometro segna 14 gradi. E non è tutto: nei corridoi, infatti, la colonnina di mercurio si ferma molto prima: appena 8 gradi.

Troppo pochi per poter studiare. Troppo pochi anche per la legge, che prevede un minimo di 18 gradi negli istituti scolastici.

A denunciare la situazione, non più sostenibile da quando il freddo ha iniziato davvero a farsi sentire, è Andrea Lorenzi, rappresentante di istituto all’ultimo anno delle superiori.
“In tutto l’edificio fa alquanto freddo”, esordisce, “Abbiamo portato un termometro per misurare la temperatura che, come prevedevamo, è ben al di sotto della soglia prevista dalla legge”.

“I miei compagni ascoltano le lezioni tenendosi addosso i giubbotti e i guanti, altri si avvinghiano ai termosifoni, che sono anche pochi…”, prosegue il giovane.
Il motivo delle temperature polari sarebbe riconducibile alla presenza di una sola caldaia per un edificio a tre piani di notevoli dimensioni. “La caldaia è al piano terra, dove ci sono i bimbi delle elementari”, spiega il giovane, “E loro, per fortuna, stanno al caldo. Ma noi no, perché all’ultimo piano non arriva calore a sufficienza”.

Per non parlare delle finestre: anch’esse “colpevoli” di raffreddare i già poco scaldati locali. Cercando di combattere gli spifferi che entrano dai serramenti, gli studenti si sono attrezzati, contornando di scotch da imballaggio i vetri delle finestre. E poi dicono che i giovani non conoscono l’arte dell’arrangiarsi.

“Abbiamo chiesto di poter usare stufette elettriche, ma ci è stato risposto che non è possibile”, dichiara il rappresentate di istituto: un problema di sicurezza sembra vietarlo. Ma le ragioni potrebbero anche essere di natura economica: le stufette elettriche, è risaputo, consumano tanto.

Crepe e fessure, però, non si trovano solo in prossimità degli infissi, ma anche su muri e soffitti. “C’è un buco che non abbiamo ancora capito a cosa serva”, racconta Lorenzi, “Da lì entra l’acqua che finisce direttamente su cavi elettrici scoperti”. Una situazione di quelle da manuale, proprio.

E non è tutto: la scuola, così come prevede la normativa vigente, è provvista di una porta antincendio. Peccato però che non abbia il maniglione anti-panico e diventi così più un pericolo che una via di fuga in caso di incendio o terremoto.

“Lo abbiamo già segnalato più volte”, dice lo studente, “Ma per ora non si sono visti cambiamenti”.

Gli studenti, comprensibilmente inferociti, sono pronti a scendere in strada per chiedere che vengano rispettati i loro diritti.