Si chiamava Aaron |
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Sanremo, parla l’avvocato di Marika Falleti, la donna che ha perso il bimbo in grembo

4 gennaio 2016 | 20:32
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Sanremo, parla l’avvocato di Marika Falleti, la donna che ha perso il bimbo in grembo

“Fino al 2 gennaio il feto era vivo, sano e vegeto”. Il giorno dopo, il dramma

Sanremo. Una famiglia distrutta, come solo chi ha provato un dolore simile può capire, quella di Marika Falleti. La giovane donna che, il 3 gennaio, alla 41esima settimana di gravidanza, ha smesso di sentire il battito del bimbo che portava in grembo.

“Il 27 dicembre erano decorsi i nove mesi”, spiega l’avvocato di famiglia Andrea Rovere, “E ancora il 2 gennaio i tracciati dimostravano che il bambino era vivo, sano e vegeto”.
Poi qualcosa è accaduto, fra il 2 e il 3 gennaio. Marika Falleti non sentiva più il suo bimbo: immediata la corsa in ospedale, accompagnata dal padre Massimo. Ma il feto, ormai, era morto.

Per questo oggi Massimo Falleti, accompagnato dal suo avvocato, si è recato nella caserma dei carabinieri: “E’ stato depositato un esposto”, dichiara l’avvocato, “Perchè siano disposti gli accertamenti del caso, per capire come siano andate le cose perché abbiamo qualche dubbio”.
“Non riusciamo a capire”, continua Rovere, “Come una ragazza sana con un decorso regolare fino al 2 di gennaio, il giorno successivo perda il figlio e soprattutto perché non è stata fatta partorire. I medici dicono che hanno dei protocolli, ma i protocolli non valgono per tutti”.

Alla giovane, che da trenta ore si trova in ospedale con il bimbo morto in grembo, continua ad essere indotto il parto. Fino ad ora, per lei, non si è ricorsi al cesareo.
Non lo è stato fatto quando Aaron (questo il nome scelto per il bimbo) era vivo e cioè tra il 27 dicembre e il 2 gennaio. E nemmeno ora, che vivo non lo è più.

Il decesso del bimbo, stando a quanto dicono i medici, è riconducibile a una morte intrauteriana: un caso rarissimo, che colpisce tra il 4 e il 5% dei nascituri.

“La famiglia è distrutta”, torna a dire l’avvocato, “Aspettava questo bambino. Tutto era pronto: cameretta, culla. Tutto. Il bimbo aveva già anche un nome: Aaron“.

“Abbiamo molta fiducia nei carabinieri”, dichiara l’avvocato, “Il padre di Marika, Massimo Falleti, mi ha confidato che hanno operato con un’umanità incredibile”.

Un’altra cosa tiene a sottolineare la famiglia, colpita da una tragedia che, oggi più che mai, trova altri riscontri nella cronaca italiana: “Non vogliamo che questo si trasformi in un caso mediatico. In questo momento siamo tutti vicini a Marika”, dice l’avvocato Rovere, “Non speculate su questa tragedia: cerchiamo solo di scoprire cosa è successo al bambino”.