“Mentre ti parlo”, l’amore e il coraggio che Miele porta a Sanremo

29 gennaio 2016 | 09:33
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“Mentre ti parlo”, l’amore e il coraggio che Miele porta a Sanremo
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“Mentre ti parlo”, l’amore e il coraggio che Miele porta a Sanremo
“Mentre ti parlo”, l’amore e il coraggio che Miele porta a Sanremo

La cantautrice di Caltanisetta, approdata al Festival dopo aver vinto Sanremo Giovani, presenta il brano con cui si esibirà sul palco dell’Ariston

Sanremo. Fili sfaldati e poi ricomposti in un sogno modesto. Mani perfette che tessono nel verso l’odio e l’amore. Occhi imperfetti che inseguono un’unica trama, quella del coraggio. È questa la storia di Miele e del suo brano Mentre ti parlo.

Miele (all’anagrafe Manuela Maria Chiara Paruzzo, classe 1989) è la cantautrice di Caltanisetta approdata al Festival di Sanremo 2016 dopo aver trionfato a Sanremo Giovani.  “Mentre ti parlo” invece è la canzone con cui non solo si esibirà sul palco dell’Ariston nella categoria “Nuove Proposte”, ma anche quella con cui ha partecipato al talent di Area Sanremo e la prima che ha scritto.

Miele come è nato il brano “Mentre ti parlo”? Cosa racconta?

“Mentre ti parlo” è un brano nato qualche anno fa. Mi trovavo a Milano, lontano dalla mia Sicilia, per studiare musica. Dopo una violenta discussione al telefono con mio padre, nel bel mezzo di una lezione, ho incominciato a buttare parole su un foglio. Parole di rabbia e di amore allo stesso tempo. “Mentre ti parlo” è un urlo denso e coraggioso; quell’urlo di paure, rivendicazioni, libertà che una figlia vorrebbe ma non riesce a comunicare al padre. È una preghiera sfogata nella composizione di una lettera su macchina da scrivere. Racconta infatti dell’amore, dell’emancipazione, dell’esigenza naturale di ogni figlio di tagliare i “fili” di un legame ormai troppo stretto con i genitori; del coraggio di farlo. “Mentre ti parlo” grida ciò che quel pomeriggio gridavo al telefono con mio padre: poterlo amare ma essere capace ancor di più di amare me stessa e inseguire il mio sogno. Un “sogno modesto”.

Il sogno in questione, presumo, è quello di diventare una cantante. Come ti sei avvicinata alla musica? Quali sono le tappe che ti hanno condotta fin qui?

Mi sono avvicinata alla musica grazie a mia mamma. Alle elementari non riuscivo a imparare a memoria le poesie. Un giorno mi suggerì di ripetere quei versi come se fossero delle canzoni, con ritornello e motivetto. All’inizio per me la musica era un gioco, solo con il tempo è diventata una passione, un sogno da raggiungere. Da adolescente ho iniziato a studiare canto, continuando, salvo una piccola interruzione, a gran voce fino al trasferimento a Milano. Nella capitale lombarda mi sono iscritta al Centro Professione Musica di Franco Mussiga, dove ho scoperto anche il piano. Vivere a Milano inizialmente è stato difficile, ero lontanissimo da casa e avevo il timore di perdermi momenti della mia famiglia che mai avrei più avuto l’occasione di rivivere. Con il tempo mi sono abituata, lanciandomi di petto nel mio sogno. Ho preso il diploma e in un periodo cruciale, quello in cui devi scegliere realmente quello che farai e sarai nella tua vita, mi sono iscritta a Sanremo Giovani. Il resto lo conoscete!

Hai dichiarato che la tua storia di cantautrice è iniziata quando hai avuto il coraggio di scrivere la frase “troverai i miei occhi meno storti”. Cosa vogliono dire queste parole?

“Troverai i miei occhi meno storti” è una frase che si trova appunto in “Mentre ti parlo”. Ho sempre avuto un rapporto piuttosto particolare con il mio sguardo, uno sguardo un po’ imperfetto. E quella frase altro non è che la manifestazione della mia insicurezza, della mia timidezza e insieme la presa di coscienza che il mio difetto è e può essere solo un motivo di orgoglio. Inserire in un testo così’ importante una frase che riguarda i miei occhi, vuol dire che finalmente ho imparato ad accettare me stessa. E “Mentre ti parlo” racconta anche questo: il rispetto e l’accettazione di sé.

Lo “sguardo” dunque è un elemento di primo piano nella tua vita. Per questo il tuo album si intitola “Occhi”?

Certamente. Gli occhi a cui si riferisce il titolo dell’album sono i miei. Occhi che guardano e imparano, che amo e a volte odio, che mi insegnano ad accettare me stessa e i difetti che ho. Penso che sia proprio nell’imperfezione che ci distinguiamo gli uni dagli altri, ed è nell’imperfezione che riusciamo a sfuggire a quei modelli perfetti che ci vengono sempre più spesso proposti come unici possibili. Inoltre nel disco la parola “occhi” è quella che ricorre maggiormente, quasi un lapsus freudiano che si palesa inconsciamente.

“Occhi” uscirà il prossimo 12 febbraio. Un’anticipazione?

All’interno del disco, oltre il brano presentato a Sanremo, ci saranno altri sei brani. Tre portano la mia firma. Dei restanti: uno è la cover di “Grande figlio di puttana”, di Lucio Dalla e degli Stadio; gli altri due portano la firma di una coppia di autori ancora sconosciuti al grande pubblico ma che amo particolarmente. Si tratta di “Questa strada”, canzone della cantautrice romana Gina Fabiani, e “Gli occhi per vedere” di Eugenio Sournia, autore e leader della band “Siberia”, che ho avuto la fortuna di incontrare proprio durante Sanremo Giovani. In ogni caso, tutto quello che “Occhi” racconta è un mondo che mi riguarda, che mi appartiene, che condivido anche se non l’ho scritto io. Qui c’è solo ed esclusivamente la parola in cui credo.

Una cover dell’immenso Lucio Dalla hai detto…

Si, Lucio Dalla è il mio cantante preferito. Penso che abbia una voce e una penna meravigliosa, le sue canzoni sono quello che anche io vorrei cantare. E poi mi ricordano della mia infanzia, di mio papà e di mia mamma. Nell’album la scelta è caduta su “Grande figlio di puttana”, un brano che fin da piccolissima mi divertivo a cantare. Anche se forse la mia canzone del cuore è “Balla balla ballerino”.

Torniamo a “Mentre ti parlo”: il brano è in rotazione radiofonica dal 15 gennaio, a oggi come sono andati gli ascolti?

Benissimo! È già in prima posizione nella classifica dei giovani in gara al Festival. Come la vittoria ad Area Sanremo, non me lo aspettavo assolutamente. Ho ascoltato i brani degli altri artisti in gara e reputo che alcuni siano più radiofonici del mio. Tuttavia, pur essendo colpita e incuriosita dalle canzoni dei miei sfidanti, sono molto soddisfatta del lavoro realizzato fino ad oggi. Speriamo continui così anche sul palco dell’Ariston!

E anche noi te lo auguriamo dolce e densa Miele! Un grande in bocca al lupo da tutta la redazione di Riviera24!