Imperia, utilizzavano frequenze riservate del ministero della difesa, sui radiocollari dei cani impiegati per la caccia al cinghiale

LAV: esprimiamo apprezzamento per l’operato della polizia postale di Imperia, che conferma vastità e gravità dei business illeciti legati alla caccia al cinghiale
Imperia. La LAV esprime apprezzamento per l’operato della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Sezione di Imperia, che ha individuato tre uomini che utilizzavano frequenze riservate al Ministero della Difesa, su collari satellitari applicati a cani impiegati nella caccia al cinghiale. La Polizia di Stato ha denunciato le tre persone per violazione dell’art. 617 bis del codice penale (“Installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”). Gli indagati dovranno anche pagare una sanzione di 7.500 €.
Durante alcuni controlli mirati, gli uomini della Postale di Imperia, con a capo l’Ispettore Ivan Bracco, hanno inoltre sequestrato 9 collari per cani e tre apparecchiature palmari di controllo, che utilizzavano le frequenze riservate. Dai controlli è emerso anche che alcuni dei cani da caccia erano privi dei previsti microchip.
Un tale dispiegamento di tecnologia in grado di operare persino su frequenze riservate alle comunicazioni militari, è indicativo del business che si cela dietro alle battute di caccia al cinghiale. Accade spesso, infatti, che le carni degli animali, prive delle certificazioni imposte dalle norme sanitarie ed in spregio alla normativa nazionale sulla tutela della fauna selvatica, siano vendute “in nero” dai cacciatori ad operatori della ristorazione privi di scrupoli, con illeciti guadagni e grave rischio per la salute dei cittadini. A ciò si aggiungano i maltrattamenti inflitti ai cani utilizzati dai cacciatori. Gli animali hanno infatti subito l’estrazione dei chip identificativi innestati sotto pelle.
A tale proposito, la Polizia ha già avviato un’indagine parallela sull’illecito commercio e provenienza dei cani, spesso costretti a crudeli maltrattamenti, tra i quali l’asportazione cruenta del microchip identificativo. Sono inoltre in corso accurate verifiche con l’ausilio di personale del Servizio Veterinario della ASL1 imperiese.