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Una ragazza di Arma di Taggia nell’inferno di Parigi, “Ammazzano le persone”

14 novembre 2015 | 16:48
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Una ragazza di Arma di Taggia nell’inferno di Parigi, “Ammazzano le persone”

“Stasera torniamo in Italia e finisce un weekend che non scorderemo mai”

Arma di Taggia. Raccontano all’Ansa quei momenti concitati e di incertezza sulla sorte dei loro cari a Parigi, i genitori di Elisabetta Franco parrucchiera di 27 anni di Arma di Taggia che assieme al fidanzato Marco Pais erano nella capitale francese per passare qualche giorno di vacanza.

“Pensavamo che si trovassero al Bataclan – ha detto la mamma -. Mi aveva detto che andava in un locale famoso, ma non ricordavo il nome. Soltanto un paio d’ore dopo, quando sono usciti per fumare una sigaretta, Elisabetta ci ha richiamati, dicendo che stavano bene e che fino a quel momento non si erano accorti di nulla”.

“Alle 23.04 – raccontano la mamma Franca e il papa’ Daniele -nostro figlio ci chiama, dicendo che a Parigi e’ l’inferno. Preoccupati per Elisabetta e il fidanzato chiamiamo tutti e due a ripetizione, ma i telefoni sono staccati”. Prosegue il papa’: “A quel punto chiamo la Farnesina, che mi mette in contatto con l’ambasciata d’Italia a Parigi. Devo dire che sono stati tutti gentilissimi, ma di nostra figlia nessuna notizia”.

“Per due ore – afferma la mamma – abbiamo vissuto nell’angoscia che nostra figlia e il suo fidanzato fossero rimasti coinvolti nei tragici attentati di Parigi. In pochi minuti, ho effettuato trentasei chiamate. Alla fine, abbiamo saputo che erano entrambi sani e salvi, ma che si trovavano in un locale jazz sottostrada, dove i telefonini non prendevano”.

La stessa Elisabetta all’agenzia di stampa ha raccontato: “C’erano ambulanze ovunque, la citta’ era deserta. Io correvo, guardavo la mappa e rispondevo al telefono. Non capivo piu’ niente. Alla fine ci siamo rifugiati in un albergo e all’alba siamo tornati nel nostro hotel con un taxi. Ci trovavamo in un locale jazz di Rue Tivoli e poche ore prima siamo passati vicino a quel ristorante assalito dai terroristi. Quando siamo usciti per fumare un sigaretta, abbiamo visto sullo smartphone decine di telefonate senza risposta di amici, genitori e parenti”. Ancora Elisabetta: “Ho subito chiamato casa, pensando che fosse accaduto qualcosa e mia madre e’ scoppiata in lacrime. Ci urlava di fuggire. ‘Ammazzano le persone’, gridava. Cosi’ siamo scappati via. I ponti erano deserti. C’era la gente che si rifugiava nei condomini e noi abbiamo trovato ospitalita’ in un albergo vicino Notre Dame, perche’ il nostro hotel, nei pressi del Quartiere Latino, non era raggiungibile. C’erano tutte le strade chiuse”.

E infine: “Alle 4.30 circa, i titolari dell’albergo ci hanno chiamato un taxi e siamo cosi’ ritornati nel nostro hotel. Stasera torniamo in Italia e finisce un weekend che non scorderemo mai”.