Spacciatore morto durante l’arresto: processo da rifare per due carabinieri

27 novembre 2015 | 16:30
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Spacciatore morto durante l’arresto: processo da rifare per due carabinieri

I fatti risalgono al 6 giugno del 2011. Bohli Kaies, al termine di un concitato arresto avvenuto nei pressi della Lidl di Riva Ligure, morì per asfissia nella caserma dell’Arma di Santo Stefano al mare

Roma.Processo da rifare per due dei tre carabinieri accusati di omicidio colposo in seguito alla morte di uno spacciatore tunisino. I fatti risalgono al 6 giugno del 2011. Bohli Kaies, al termine di un concitato arresto avvenuto nei pressi della Lidl di Riva Ligure, morì per asfissia nella caserma dell’Arma di Santo Stefano al mare. Sotto processo finirono i tre carabinieri che eseguirono l’operazione: Fabio Ventura, Gianluca Palumbo e Fabiano Di Sipio.

Nel 6 marzo scorso era arrivata la sentenza di primo grado, nella quale il Gup del Tribunale di Imperia, Massimiliano Botti, decideva per il “non luogo a procedere” nei confronti dei tre imputati. Ieri sera, i 5 giudici del Tribunale di Cassazione, hanno confermato la sntenza per il solo Di Sipio, ma rimandato all’udienza preliminare (processualmente “daccapo”) gli altri due: Palumbo e Ventura.

Facendo così, i magistrati, hanno parzialmente accolto le richieste dei pubblici ministeri Francesca Scarlatti e Roberto Cavallone, che avevano impugnato la sentenza assolutoria di primo grado.

I carabinieri sono difesi dagli avvocati Alessandro Sindoni, Alessandro Mager e Paolo Pendini.

UNA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Secondo l’autopsia disposta dalla procura di Sanremo, il decesso è stato causato da asfissia: nel corso della colluttazione seguita al fermo, o durante il trasporto in auto verso la caserma, i tre carabinieri (o uno solo di loro) che hanno arrestato Bohli gli avrebbero impedito di respirare. Immediata la chiamata al 118. Una volta entrati nel cortile della caserma, il tunisino era stato steso sul pavimento in attesa di un’ambulanza. Sempre senza che riprendesse conoscenza. Una volta caricato sul mezzo della Croce verde, il trentaseienne magrebino era stato portato al pronto soccorso. Dove le sue condizioni erano precipitate. Nonostante i tentativi dei medici di rianimarlo, Kaies Bohli era morto. Dal controllo nel parcheggio era trascorsa circa un’ora e mezza. Dopo la sentenza emessa dal gup del tribunale di Imperia oggi è probabile che gli avvocati della parte civile presenteranno ricorso in appello.