Diano Marina, il sindaco Chiappori davanti al giudice per il voto di scambio “light”

20 novembre 2015 | 08:59
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Diano Marina, il sindaco Chiappori davanti al giudice per il voto di scambio “light”

Il giudice dovrà esaminare la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Alessandro Bogliolo per sette indagati

Diano Marina. C’è un’altra scadenza non meno importante all’orizzonte per il sindaco di Diano Marina Giacomo Chiappori e altri sei indagati.

Si tratta dell’udienza preliminare relativa all’indagine della Procura imperiese sul cosiddetto “voto di scambio light”. Caso che sarà discusso il 25 novembre, cioè la settimana prossima, da gup Laura Russo. Il giudice dovrà esaminare la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Alessandro Bogliolo per tutti e sette gli indagati. Si tratta del sindaco, Giacomo Chiappori, il vicesindaco Cristiano Za Garibaldi, l’assessore alla Protezione civile, Ambiente ed ecologia, Demanio, Sport e Igiene urbana Francesco Bregolin, l’ex assessore Bruno Manitta, dimessosi nel dicembre scorso dopo il suo coinvolgimento in un altro procedimento penale, e ancora il presidente della società comunale GM, Domenico Surace, suo padre Giovanni e ancora Giovanni Sciglitano, commerciante ambulante.

Un’indagine che aveva preso le mosse dagli stessi accertamenti che hanno portato alla richiesta di scioglimento inviata allora ad Alfano e quindi all’arrivo della commissione d’accesso in Comune.

Il pm Bogliolo contesta a Chiappori di aver promesso incarichi e favori in cambio di voti nel 2011. Tra questi anche la presidenza della Gestioni municipali (GM), che, dopo alcuni mesi dal suo insediamento, il neo-sindaco affidò a Domenico Surace. Secondo l’accusa, Chiappori, fra l’altro, nel procedere alla nomina di Surace, modificò lo statuto della GM, sostituendo il Consiglio di amministrazione composto da presidente e due consiglieri, con un nuovo Cda formato dal solo presidente, che, di fatto, è quindi come un amministratore unico della società comunale.

L’accusa lega questa decisione al “prezzo” che Chiappori avrebbe pagato per usufruire del bacino di voti di famiglie calabresi, che, secondo le indicazioni della Dda genovese e delle squadre mobili di Imperia e Genova, sarebbe stato sotto il controllo di Giovanni Surace, padre di Domenico.