Archeologia nell’ex parco ferroviario Nervia-Ventimiglia

23 novembre 2015 | 13:08
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Archeologia nell’ex parco ferroviario Nervia-Ventimiglia

E’ di pochi giorni fa il ritrovamento in occasione della costruzione del plinto di fondazione di un palo della linea elettrica di alcune murature in una zona poco distante dal limite orientale del vasto cantiere presso il cavalcavia stradale di Nervia all’interno della città romana di Albintimilium

Ventimiglia. È dal mese di aprile scorso che la Soprintendenza archeologia della Liguria sta procedendo ad un attento monitoraggio di tutte le lavorazioni in corso da parte di RFI nell’area ferroviaria di Ventimiglia (dall’altezza del passaggio a livello di via San Secondo fino al cavalcavia della strada statale di Nervia).

Il sistematico controllo a tutte le attività di scavo previste si è reso necessario in considerazione dell’alto rischio archeologico di gran parte dell’area dove si conservano nel sottosuolo possibili resti sia della strada romana via Iulia Augusta che dell’ampia necropoli antica, già in parte scavata tra fine XIX e inizi XX secolo ed ora sotterrata all’interno del parco ferroviario ma sottoposta a vincolo archeologico, che si estendeva ad occidente della città antica di Albintimilium.

Anche se quasi tutti gli interventi hanno avuto esito negativo in quanto le lavorazioni – molte delle quali spinte ad una profondità di oltre un metro e mezzo – non sono mai scese al di sotto della quota degli ampi riporti moderni che hanno accompagnato la formazione dell’attuale sedime ferroviario, tuttavia è stato possibile effettuare alla fine dell’estate un intervento di archeologia preventiva, scavando due ampie porzioni di area prima che venissero ricollocati i binari dove si aveva notizia di precedenti ritrovamenti di recinti funerari senza tuttavia che ci sia stato alcun riscontro positivo circa l’eventuale conservazione di resti antichi.

Nel corso di questo mese è stato possibile anche eseguire una indagine non distruttiva condotta col georadar su una superficie di oltre 400 metri quadrati i cui dati sono ancora in corso di elaborazione al fine di poter individuare (senza scavo) tracce di altre strutture funerarie sepolte.

E’ di pochi giorni fa il ritrovamento in occasione della costruzione del plinto di fondazione di un palo della linea elettrica di alcune murature in una zona poco distante dal limite orientale del vasto cantiere presso il cavalcavia stradale di Nervia all’interno della città romana di Albintimilium; è attualmente in corso e se ne prevede la conclusione entro il corrente mese di uno scavo di accertamento dell’interesse culturale di tali resti, eseguito da una équipe di archeologi specializzati sotto la direzione e la responsabilità scientifica della Soprintendenza Archeologia (funzionario dott. Luigi Gambaro) e in accordo con RFI.

Sono comparsi oltre i resti di un canale (“beodo”) per l’adduzione dell’acqua di probabile età post-medievale in un momento di utilizzo agricolo dell’area almeno altre due murature in ciottoli non legate con malta ed associate a focolari e battuti che sembrano riferibili ad una occupazione molto tarda (V-VII secolo?) e che coprono una muratura più antica e realizzata con maggiore cura di età imperiale.

Anche se il sondaggio è di ridotte dimensioni tuttavia rappresenta un dato topografico significativo perché in questa parte settentrionale della città antica ad eccezione degli scavi rimasti inediti di N. Lamboglia negli anni ’50 del secolo scorso in occasione della ricostruzione del vicino cavalcavia danneggiato dai bombardamenti e non si conosce quasi nulla della sua urbanistica.

Anche l’ipotesi di un abbandono già in età tardo-imperiale di tutta questa area settentrionale della città a favore della zona a sud dell’ex-ospedale sembra venire messa in discussione da questi ultimi ritrovamenti.

Grazie alla fattiva collaborazione e alla disponibilità di RFI, che ha finanziato l’intera attività di scavo e tutto il resto del controllo archeologico, saranno a breve realizzate anche alcune analisi specialistiche che forniranno indispensabili informazioni paleoambientali e cronologiche nella speranza che si possa rendere presto accessibili alla cittadinanza questi nuovi dati sia con conferenze pubbliche sia con l’auspicabile divulgazione degli stessi anche a mezzo di pubblicazioni e brochure che ne permettano una fruizione condivisa ed una traccia di memoria in considerazione del fatto che lo stato precario dei resti e necessità di riallestimento della linea ferroviaria non permetteranno una conservazione dei resti a vista.