Ventimiglia, il Consigliere Malivindi sullo spostamento del centro di accoglienza migranti

“Non è raccomandabile creare centri permanenti nelle città di confine”
Ventimiglia. Anche il Consigliere di Opposizione Silvia Malivindi dice la sua sul probabile spostamento del centro di accoglienza migranti.
“L’ipotesi dello spostamento del centro di accoglienza al Parco Roja mi lascia perplessa sotto aspetti giuridici e pratici”, ha dichiarato la Malivindi, “Innanzitutto non è dato sapere di che tipo di centro si tratti, (né quello attualmente in stazione, né quello ipotizzato al parco Roja). In questo panorama di proliferazione sregolata di centri di accoglienza, urge una normativa uniforme e adatta alla situazione attuale anche al fine di fissare regole precise, sensate e di semplice attuazione, onde evitare il caos attuale”.
“Una di queste regole necessarie è, a mio avviso, un divieto di creazione di centri di accoglienza (non straordinaria ma ordinaria) nelle città di confine, per motivi innanzitutto di ordine pubblico”, puntualizza, “E’ infatti evidente che nelle città di confine come Ventimiglia vi sia già un transito incessante di migranti, aldilà dell’esistenza di un centro permanente. Per questo ciò che serve a mio avviso nelle città di frontiera è un presidio medico e di prima necessità al fine di garantire un trattamento umano a tutti i malcapitati, i quali però non possono e non devono essere trattenuti in loco, in quanto il rischio che si crei un”tappo d’Italia” è garantito”.
“In buona sostanza NON è assolutamente raccomandabile creare centri di accoglienza permanente per persone non identificate e che non possono attraversare il confine allo stato attuale, in attesa di una modifica tanto sperata del Trattato di Dublino”.
“Per questo motivo bisognerebbe adottare gli strumenti adatti ad evitare l’arrivo e la permanenza nella città di confine attuando controlli nelle principali stazioni di Milano Torino e Roma, ove peraltro esistono già dei centri appositamente creati dal Ministero”, ha aggiunto il Consigliere, “Ciò che è certo è che il sistema dei centri di accoglienza in Italia fa acqua da tutte le parti, basti pensare ai tempi di attesa per l’identificazione e/o le richieste di asilo (per chi ne ha diritto, certo). Ma proprio per questo, creare un centro permanente a Ventimiglia vorrebbe dire rischiare un vero e proprio tappo , senza considerare gli eventuali problemi diplomatici con la Francia (vedi ad esempio il centro di accoglienza al confine con la Svizzera) , nonché i problemi di ordine pubblico. Ecco perché serve una regolamentazione immediata da parte dello Stato e a mio avviso non è il caso di costruire un centro “grandi numeri” a Ventimiglia, né al parco Roja né altrove”.
“Che si usino i centri già presenti sul territorio al fine di collocare i migranti attualmente presenti in stazione, dando loro una collocazione anche più “legale” con conseguente esame delle richieste di asilo; che si regolarizzi il sistema dei centri di accoglienza a livello nazionale e si insista con determinazione verso la modifica del Trattato di Dublino”, ha concluso Silvia Malivindi, “Ricordiamoci che in Italia non vi è nulla di più definitivo del transitorio, pertanto creare un centro “grandi numeri” è davvero un rischio”.