Pigna, il paese difende Guten Altay: il turco con l’arsenale, arrestato dai carabinieri
Un musicista gentile dall’animo generoso, amante dei piccoli felini, gelosissimo del suo violino e che ogni tanto andava a sparare al poligono per tenersi in allenamento
Pigna. “Dite a tutti chi è il vero Guten, invece di scrivere certe cose”, ci dice un residente, prima di mostrarci un articolo tratto da un giornale francese di parecchi anni fa, ingiallito dal tempo: “Guten Altay, giovane direttore d’orchestra, nizzardo d’adozione, è un autentico discendente dell’emiro Abd el-Kader”, titola il giornale d’oltralpe. Una foto ritrae un giovanissimo Guten in abiti eleganti, con la bacchetta in mano ed uno sguardo concentrato solo sulla musica.
Oltre alla carriera di musicista, il turco aveva lavorato una vita in Francia, come guardiano di una banca: un lavoro altamente di fiducia.
“Guten è buono come il pane”, dice un altro residente, “Mai dato un problema, mai. Anzi, era gentile e simpatico con tutti, pur parlando pochissimo italiano. Quindici giorni fa ci siamo trovati seduti vicini nella stessa trattoria: subito mi ha detto che il vino lo avrebbe offerto lui poi, quando sono andato a pagare, ho scoperto che aveva già saldato il conto di entrambi”.
Insomma, chi conosceva Guten Altay, in quel piccolo e caratteristico borgo della val Nervia, è pronto a mettere una mano sul fuoco sulla sua innocenza.
Un gentiluomo, Guten, con la passione per le armi. Racconta Alfredo, ex combattente della Legione Straniera, 76 anni, come il turco nazionalizzato francese: “Un po’ perché siamo coetanei, un po’ perché io qui sono uno dei pochi a parlare correntemente il francese, con Guten siamo diventati amici. Parlava quasi solo della musica, del suo passato di violinista, trombettista e direttore d’orchestra. Sapevo anche, però, che spesso tornava in Francia: a Nizza, precisamente, dove è iscritto ad una società di tiro. Andava lì per allenarsi. Le sue armi? Non le avevo mai viste”.
Erano almeno due anni che Guten Altay si faceva vedere a Pigna: “Un uomo tranquillissimo, anziano e un po’ acciaccato”. Qui lo dipingono tutti così. Di sicuro non stava bene: problemi di stomaco, di fegato forse. “Doveva essere operato”, dice l’amico Alfredo.
Si serviva spesso della farmacia del paese, dove oggi, la dottoressa da dietro al bancone si preoccupa della sorte dei due gatti che vivevano con lui nella roulotte: “Chissà che fine hanno fatto, poverini. Speriamo che non si perdano”.
Un musicista gentile dall’animo generoso, amante dei piccoli felini, gelosissimo del suo violino e che ogni tanto andava a sparare al poligono per tenersi in allenamento: questo il ritratto che il paese fa di Guten Altay.
“L’unica sua colpa è il non aver denunciato alle autorità italiane il possesso delle armi da fuoco”, dicono alcuni: in Francia le norme sulla detenzione di pistole e fucili sono molto più permissive. “Probabilmente non si era posto il problema”.
Ma come mai, due anni fa, il turco ha scelto di venire a Pigna e vivere in una roulotte? “Sono stati i genitori del libanese, Patrick Feghali, a portarlo qui”, racconta sempre l’amico di Guten, “Anche loro sono musicisti e qualche volta hanno suonato insieme. Guten faceva un po’ da guardiano a Patrick, che ha qualche problema… è un po’ tocco, si può dire”.
Sembra che per stare sul terreno del 34enne libanese, Guten Altay pagasse 150 euro al mese di affitto.
Allora perché quella lite finita con un colpo di fucile? “Patrick non voleva più Guten nel suo terreno. Gli aveva fatto caricare tutto sulla roulotte per riaccompagnarlo in Francia, poi l’aveva agganciata alla Renault Clio di Guten e si era messo alla guida”.
Probabilmente, però, il giovane libanese ha sbagliato qualche manovra nell’assicurare il rimorchio alla vettura: dopo una curva, infatti, la roulotte si è staccata ed è finita contro un muro, completamente distrutta. “Guten è rimasto senza casa”, dice un testimone, “E in questi ultimi due o tre giorni ha vissuto in macchina con i suoi gatti e il suo violino”. E le sue armi, anche. Le dieci pistole e i dieci fucili, completi di munizioni, che i carabinieri hanno rinvenuto proprio all’interno della sua auto.
Perché ad un certo punto, dopo due anni di pacifica convivenza, Patrick Feghali abbia voluto rispedire in Francia Guten non è ancora chiaro. Ma sembra che il loro rapporto si sia incrinato a causa di un violino: “Guten possiede uno strumento di valore”, racconta Alfredo, l’ex legionario, “Mi aveva confidato che il suo violino vale più di 10mila euro e che Patrick glielo voleva prendere. Ma lui mai lo avrebbe dato via: era il suo e ne era geloso“.
Questo, e l’esasperazione di non avere più una casa, hanno portato Guten a litigare con il libanese in un parcheggio a imbuto in pieno centro, tra un bar-pizzeria e un negozietto di alimentari a fianco ad una trattoria. Almeno in dieci, giovedì mattina, hanno assistito alla discussione. “Di certo non voleva ucciderlo”, dicono, “Aveva il fucile in mano e se avesse voluto ferire Patrick lo avrebbe fatto. E’ stato il ragazzo ad andargli addosso per prendergli il fucile e probabilmente, in quel frangente, è partito il colpo che ha sfiorato di striscio Patrick”.
“Poi Guten voleva suicidarsi. Non so perché, ma si è puntato la pistola alla tempia. E’ arrivato il Maresciallo Bisazza ed è riuscito a distoglierlo dal suo intento, per fortuna”.
Insomma, che Guten Altay sia un addestratore di criminali, come ipotizzato dalla forze dell’ordine francesi, a Pigna non lo crede nessuno: “Speriamo che la verità venga presto a galla e che lui torni di nuovo fra di noi”, dichiarano i suoi amici, “Perché siamo certi che non abbia mai fatto nulla di male”.