Il vigile che timbrava in mutande “Usciva perché c’era un servizio urgente da fare”



Nuova raffica di interrogatori dal gip dopo lo scandalo di Sanremo
Imperia. “Timbrava in mutande? Si stava mettendo i pantaloni per andare a fare un servizio urgente per spostare un furgone che intralciava il mercato. Alle 6.23 timbra e alle 6.30 sul parabrezza c’era la contravvenzione. Abbiamo tutti i documenti che lo dimostrano e presto andremo a spiegarlo prossimamente anche al pm Paola Marrali”.
Lo ha detto l’avvocato Alessandro Moroni il legale di Alberto Muraglia, il vigile che timbrava in mutande arrestato dalla guardia di finanza. “Non é giusto dire che era un assenteista. Tra l’altro non ha mai chiesto straordinari o altro. É sempre stato molto puntuale e preciso nel suo servizio”, ha aggiunto il legale.
Leggendo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alessia Ceccardi, Muraglia si è più volte assentato dal lavoro dopo aver timbrato il cartellino d’ingresso in Comune. Un esempio? Ecco che cosa è successo il 2 giugno 2014 “Timbrava l’ingresso alle ore 6.45 e l’uscita alle ore 13, allontanandosi indebitamente dalle ore 6.45 alle ore 13 per complessive ore 6:15; inducendo in errore il datore di lavoro – Comune di Sanremo – circa la sua effettiva presenza sul posto di lavoro, si procurava un ingiusto profitto pari alla retribuzione indebitamente percepita per i periodi di tempo in cui si assentava dal luogo di lavoro quantificabile in almeno 551,57 euro con uguale danno per l’ente pubblico”. Ma non avrebbe agito da solo.
Dai filmati e dalle indagini delle fiamme gialle si sarebbe evidenziata la complicità di altri indagati e anche della moglie Adriana Silingardi e addirittura la figlia minore.
Il gip a questo proposito scrive “Da lui istigati a realizzare la condotta materiale del reato consistita nel provvedere alla timbratura del suo cartellino marcatempo, mediante artifizi e raggiri consistiti nel ricevere, in sua assenza, dai concorrenti la timbratura del cartellino marcatempo, inducendo in errore il datore di lavoro – Comune di Sanremo – circa la propria presenza sul posto di lavoro, si procurava un ingiusto profitto pari alla retribuzione indebitamente percepita per i periodi di tempo in cui si assentava dal luogo di lavoro quantificabile in almeno 645,85 euro con uguale danno per l’ente pubblico.
Riferendo falsamente di avere omesso per dimenticanza/errore la timbratura del cartellino marcatempo, induceva in errore l’addetto alla compilazione del foglio mensile riepilogativo delle presenze presso l’ufficio personale del Comune di Sanremo che attestava, contrariamente al vero, la sua presenza sul posto di lavoro nelle circostanze di tempo e di luogo…ovvero omettendo di provvedere alla timbratura del cartellino marcatempo allorché si assentava dal posto di lavoro, attestava falsamente la propria presenza sul posto di lavoro”.