Gli studenti del Montale di Bordighera raccontano il loro “viaggio della memoria” a Dachau
“Questo è un campo di sterminio: una gabbia di morte che in qualche modo, dopo averla vista, riesce a incatenare anche te”
Bordighera. Sono rientrati ieri sera, i trenta studenti dell’Istituto Montale che, insieme a tre dei loro docenti, si sono recati a Monaco di Baviera per visitare il campo di concentramento di Dachau.
I ragazzi, che frequentano tutti l’ultimo anno di scuola superiore, hanno compiuto un “viaggio della memoria” all’interno di uno dei campi di lavoro e di sterminio tristemente più famosi della storia.
A Dachau vennero portati 206.206 prigionieri. 30mila vi trovarono la morte: 27.500 durante la prigionia e 2.000 dopo la liberazione: un bilancio terrificante.
I giovani hanno voluto raccontare a Riviera24 le impressioni suscitate da quel luogo di dolore, sofferenza e morte.
Roberta Infantino, 5 T: “Se ora, entrando nel campo, si può percepire in maniera così forte il dolore, non oso immaginare quanto potesse essere lacerante vivere davvero quei giorni. È incredibile quanto un solo uomo potesse “ipnotizzare” un’intera popolazione, convincendola che quel che stavano facendo fosse un bene per la loro nazione ed il futuro dei loro figli”.
S. L., 5 S: “Il pensiero delle persone trucidate in quelle stanze fa accapponare la pelle ed ha provocato in noi una forte sensazione di sconforto, fino a portarci quasi a piangere. Entrando nelle stanze l’immaginazione prese il sopravvento, portandomi a pensare quanto può essere maligna la bestia umana per raggiungere un ideale”.
Alessio Maiolo, 5 T: “Oltrepassando quel cancello si percepisce una sensazione strana. Facendoti entrare in uno stato di angoscia e disprezzo fino ad arrivare al punto di non capire come l’animo umano possa arrivare a compiere delle azioni così orribili “.
Valeria Romeo, 5 A: “Non pensavo che quest’esperienza potesse segnarmi in questo modo. Ho provato emozioni contrastanti e molto intense”.
Giorgia De Guglielmi, 5 T: “Pur essendo difficile comprendere le pene che hanno dovuto soffrire gli ebrei, e non solo, nel campo di concentramento, ho provato angoscia, tristezza e paura nel pensare a che livello si fosse spinta la malvagità umana a desiderare così tanto la perfezione di una popolazione, trascurando tutto il male e l’oscurità che ha portato per centinaia e migliaia di uomini innocenti ignari del destino a cui stavano andando incontro”.
Giorgia Bartolotta, 5 A: “Già solo leggere nei libri di storia o guardare un film riguardante questa catastrofe fa venire i brividi. Però è aver visto con i propri occhi questi luoghi, che capisci quanta crudeltà si è compiuta in quei posti. Capisci che non si può lasciar perdere, bisogna ricordare. Sempre, per non dimenticare”.
Daniel Aversa, 5 A: “Dal primo all’ultimo passo ho provato una sensazione strana, brividi e pelle d’oca mi venivano ovunque io guardassi, ho sentito tutto il peso storico che ognuno di noi si porta sulle spalle. Mi sono reso veramente conto di cosa possono causare fanatismo ed odio, perché finché non si é lì, finché non si vedono le stanze, le mura, il campo coperto per ogni singolo centimetro quadrato da terrore, tutto questo é solo un capitolo nel libro di storia”.
Cristina Galantuomo, 5 A: “Posso soltanto dire che sono rimasta sconvolta e mi sono venuti i brividi a trovarmi davanti alla realtà dei fatti, perché è completamente diverso raccontare la storia e vedere poi in faccia quello che realmente ha vissuto questa gente!”.
A. G. 5 A: “Entrando in un luogo del genere si possono provare diverse cose: paura, disgusto e ansie varie, ma il sentimento più bello che si può provare è la gioia che tutto sia finito”.
Edoardo Bruzzese, 5 A: “Ho provato emozioni molto forti le quali ti fanno pensare a quanto si è fortunati”
Federica Filardo, 5 A: “Le impressioni ed i pensieri che ti salgono in mente sono quelli che già puoi mettere in preventivo, del tipo tristezza, un pochino di angoscia ecc. Ma sicuramente è una visita istruttiva e riflessiva soprattutto per capire e vedere cosa il genere umano può creare per distruggere qualcuno considerato diverso“.
Francesca Zuppardo 5 A: “Vedere una montagna di scheletri, vergognandosi di essere umani. Questo è un campo di sterminio: una gabbia di morte che in qualche modo, dopo averla vista, riesce a incatenare anche te”.
La visita degli studenti bordigotti si è conclusa, ma la lezione imparata in quattro giorni a Dachau non la scorderanno mai.
Le immagini nella gallery sono state realizzate da Roberta Infantino.