Export in flessione nell’Imperiese, meno 2,1 % in sei mesi

Nel 2014, l’export si era chiuso con un aumento del 6,4%, attribuibile in larga parte alle vendite nei Paesi extra-Ue (+25,7%)

Imperia. Settore dell’export in flessione in provincia di Imperia. Nel primo semestre di quest’anno ha fatto registrare un 2,1 %. In calo sono soprattutto le vendite nei Paesi extraeuropei (meno 8,3%). Però, mentre diminuiscono le esportazioni di prodotti delle attività manifatturiere (meno 8%), resta buono l’andamento del settore agricolo, come quello dei fiori e dell’olio d’oliva, che aumenta complessivamente del 14,2%.

E’ quanto risulta dalla periodica analisi del comparto, effettuata da Unioncamere Liguri: il valore totale dell’export è stato di 214 milioni di euro (161,5 nell’Unione Europea, 52,5 al di fuori), la maggior parte dei quali, 134 milioni, nonostante la riduzione proprio nelle attività manifatturiere, concentrate soprattutto nei segmenti dell’industria alimentare e di quella del legno, della fabbricazione di prodotti in metallo e della confezione di articoli di abbigliamento. Agricoltura, silvicoltura e pesca hanno invece «reso» 77 milioni.

Per entrare più nel dettaglio, si mantengono stabili (più 1%) le esportazioni verso i Paesi comunitari. In Francia, prima nella graduatoria con 71 milioni e mezzo, il valore dell’export si è ampliato del 2,6%. Dopo di lei, la Germania (34 milioni), con una perdita però del 3,2%, mentre le vendite nei Paesi Bassi, terzi in classifica, sono salite del 14,8%, sfiorando i 22 milioni 800 mila euro. In vetta alla graduatoria, per i Paesi extra Ue, c’è la Svizzera (con 10 milioni 857 mila euro, più 6,1%) dove confluiscono soprattutto prodotti agricoli, seguita dalla Cina (7 milioni 758 mila, più 37%), interessata ai medicinali, e dagli Stati Uniti (circa 7 milioni 300 mila, più 38,6%), acquirenti di prodotti alimentari.

Da rilevare, inoltre, quote inferiori di mercato nei comparti dei servizi di informazione e comunicazione (1 milione 115 mila euro, meno 36,6%), delle merci varie (863 mila, meno 0,5%), dei prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento (385 mila, meno 16,6%) e di quelli dell’estrazione di minerali da cave e miniere (355 mila, più 9,4%). Completamente scomparsi invece (-100%) i prodotti delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento. Come spesso accade, quindi, dalla prima metà dell’anno scaturisce un quadro della situazione tra luci e ombre. Nel 2014, l’export si era chiuso con un aumento del 6,4%, attribuibile in larga parte alle vendite nei Paesi extra-Ue (+25,7%).