Ventimiglia: il comunicato delle donne del presidio No Borders

“Noi alla voce di una donna che dice di avere subito una violenza abbiamo dato, diamo e daremo sempre ascolto e supporto, senza che un medico, un giudice o un poliziotto ne debba prima confermare le parole”
Ventimiglia. “Il presidio No Borders di Ventimiglia è una comunità fondata sull’autogestione. Come tale si basa su un’etica che fa riferimento ai principi dell’antirazzismo, dell’antisessismo e dell’antifascismo. La lotta contro la frontiera geografica e amministrativa che costituisce la base politica del campo no border si declina anche lottando contro quelle barriere che quotidianamente determinano rapporti di potere fondati sulla razza, sul sesso o sul genere; e che da questi vengono a loro volta determinate. La pratica dell’autogestione non si limita alla lotta contro una sola di queste barriere, ma implica una costante messa in discussione di tutte le frontiere, quale che sia il potere che le sostiene.
All’interno della comunità costituita dal campo No Borders di Ventimiglia, ogni persona è libera di esprimere la propria soggettività, nel rispetto reciproco della convivenza e nella condivisione dei principi su cui questo si basa (antifascismo, antirazzismo, antisessismo).
Il presidio lavora costantemente per diventare uno spazio liberato, affrontando giorno dopo giorno le contraddizioni tipiche della società in cui viviamo.
All’interno del presidio scegliamo di non essere né investigatori né giudici, ma di riuscire a creare le condizioni migliori affinché la voce di chi vive una situazione di qualsiasi tipo di violenza venga ascoltata. Il confronto, l’ascolto e l’orizzontalità hanno portato, in alcuni casi, alla decisione collettiva dell’allontanamento di persone che non riuscivano a vivere secondo i principi e le pratiche dell’autogestione.
Crediamo che solo in questo modo si possa contribuire alla crescita di uno spazio liberato.
Come donne del presidio di Ventimiglia ci fa schifo che venga utilizzato di nuovo il nostro corpo come strumento di ricatto.
Al presidio combattiamo la cultura della stupro che dà legittimità ad una denuncia da parte di una donna di violenza solamente nel caso in cui questa sia confermata da un’autorità medico-giuridica. Da secoli la cultura machista in cui viviamo ci sottopone ad una messa in discussione della veridicità delle nostre parole. Accusate di essere pazze, isteriche, irrazionali, per natura, possiamo parlare solamente se un’autorità determina la nostra credibilità.
Noi alla voce di una donna che dice di avere subito una violenza abbiamo dato, diamo e daremo sempre ascolto e supporto, senza che un medico, un giudice o un poliziotto ne debba prima confermare le parole. Lottiamo ogni giorno perché il presidio No Border sia uno spazio di sicurezza per ogni donna che lo vive e attraversa.
We are not going back”
Le donne del presidio No Borders di Ventimiglia