Santuario dei Cetacei senza fondi, ora è allarme per la salvaguardia
Santuario dei Cetacei senza fondi, ora è allarme per la salvaguardia
Santuario dei Cetacei senza fondi, ora è allarme per la salvaguardia
Santuario dei Cetacei senza fondi, ora è allarme per la salvaguardia

Le balenottere sono formidabili filtratori di acqua, si concentrano nel periodo estivo nel Santuario per nutrirsi e finiscono per mangiare microplastiche

Imperia. Il Santuario dei cetacei è al verde. Le risorse stanziate ogni anno da Italia, Francia e Principato di Monaco non superano i 6 centesimi per ettaro quando l’Uicn, Unione internazionale per la conservazione della natura, stima che ci vorrebbero fra i 32 e i 110 euro per ettaro.

La tutela di delfini e balene costa tanto. Nel frattempo i volontari e gli esperti del Wwf, mettono a disposizione tutta la loro buona volontà. I più recenti censimenti dell’Istituto Tethys hanno rivelato che ben 150 balenottere comuni e almeno 39 mila stenelle nuotano nel tratto di mare che va da Tolone a Tarquinia comprendendo la Corsica, il nord della Sardegna e le isole toscane.

I soldi servirebbero soprattutto per disinquinare. Le balenottere sono formidabili filtratori di acqua, si concentrano nel periodo estivo nel Santuario per nutrirsi e finiscono per mangiare microplastiche, residui della pesca o più semplicemente frammenti dei sacchetti abbandonati sulla spiaggia dai soliti incivili. Per ora le risorse (scarse, 490 mila euro l’anno) hanno consentito soprattutto di monitorare la situazione.

Tenendo presente che solo l’1 per cento dell’intero Mediterraneo è sotto controllo, e che con l’istituzione del Santuario la percentuale sorvegliata sale al 4,5 per cento, si tratta comunque di un impegno encomiabile. Purtroppo, sottolinea il Wwf, “gli obiettivi restano lontani. La mancata cooperazione fra i Paesi interessati impedisce di regolare i traffici per evitare le collisioni tra i cetacei e le imbarcazioni, che sono la prima causa di morte per balenottere e capodogli”.