Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità

15 settembre 2015 | 18:53
Share0
Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità
Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità
Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità
Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità
Fare il vino come una volta, il Roccese di Airole fra tradizione e modernità

Non solo, si è ricostruito il sito per la vigna ma si e’ anche rivendicata la storia di questo vino e il metodo di coltivazione

Airole. E’ tempo di vendemmia sui colli della nostra provincia e anche in un piccolo lembo di terra nell’estremo ponente ligure in val Roja ad un tiro di schioppo dal confine italo-francese, c’è un’eccellenza vinicola. Un luogo dove si fa il vino come una volta, seguendo gli insegnamenti e quelle tradizioni che la modernità non cancellerà mai. Durante il tempo di vendemmia si fanno quotidianamente analisi per capire se la pianta è in buona condizione e per constatare i continui miglioramenti, giorno dopo giorno.

E’ cosi che nella azienda vinicola di  Airole “A Trincea” si lavora quotidianamente, utilizzando il metodo della produzione per il vino autoctono rispettando le usanze della vecchia coltivazione. Dino Masala responsabile della produzione vinicola ha affermato: ” Sono state ricostruite e mantenute queste antiche tradizioni, il vino viene prodotto secondo le vecchie usanze, senza che mai le piante vengano innaffiate ma alimentando il terreno con materie organiche prodotte dal sottosuolo in modo del tutto naturale, evitando qualsiasi uso di prodotti chimici o diserbanti. Oltre che – prosegue Masala – zappare il terreno manualmente, tagliando le radici superficiali affinché le restanti penetrino nelle fessure rocciose alla ricerca dell’acqua e delle sostanze nutritive, che la natura rilascia in modo del tutto naturale”.

La azienda ha realizzato almeno 25.000 metri di fasce contornate di muri ricavati negli antichi caseggiati. Sono stati recuperati quasi 2.000 alberi di olive taggiasche e messo a dimora 35.000 piante autoctone di vite che danno origine all’ormai famoso vino “Roccese”. Non solo, si è ricostruito il sito per la vigna ma si e’ anche rivendicata la storia di questo vino e il metodo di coltivazione. La vigna è un immenso parco naturale da preservare e da sostenere, e’ un’opera realizzata dalla azienda vinicola e l’impresa Masala ha operato a questo importante recupero seguendo un progetto di recupero ambientale secondo le vecchie usanze, ossia come il lavoro manuale del contadino recupera tutti i versanti in pendenza.

Orgoglioso del suo lavoro Dino Masala ci anticipa che il 19 ottobre prossimo si svolgerà un meeting presso il comune di Pigna con i rappresentanti dei beni ambientali che illustreranno il loro metodo per il recupero di questi ultimi e invece il 28 settembre prossimo a Nizza ci sarà una riunione con quasi 2000 architetti, gran parte ambientalisti che andranno a visitare la vigna de “A Trincea” sia “Colle Vert”.

Un’azienda eccellenza del territorio e dove almeno una volta nella vita è obbligatorio assaggiare il nettare da loro prodotto. Un vino che è prodotto totalmente in campagna all’aria aperta e non in cantina con un particolare mix che dona al vino colore, corposità e profumo. L’azienda di Airole produce vino bianco, rosso, rosato, oltre alla grappa e al passito; per quanto riguarda i vini vengono conservati in botti di legno per farlo respirare meglio.

Non solo si produce del ottimo vino ma e’ stata la prima impresa che sul nostro territorio ha utilizzato i pannelli solari e quindi affidarsi ad un’energia al 100% pulita. E allora perchè non degustare sulle terrazze del Roccese quel vino dal sapore antico, un modo come un altro per preservare un patrimonio della nostra terra.

(foto Graziano Biancheri)