Soppressione di cadavere sulla strada Monte Ortigara a Sanremo, in 5 davanti al gup a novembre

17 agosto 2015 | 19:47
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Soppressione di cadavere sulla strada Monte Ortigara a Sanremo, in 5 davanti al gup a novembre

Il corpo di un tunisino in avanzato stato di decomposizione venne scoperto due mesi dopo la morte

Sanremo.Soppressione di cadavere con la esclusione dell’accusa di omicidio perché alla fine è stato accertato che le cause della morte, avvenuta a fine gennaio dell’anno scorso, erano naturali dovute al massiccio abuso di alcol e droga.

Per il cadavere nascosto del tunisino di 30 anni, Mohmed Edi, trovato in un dirupo vicino a strada Monte Ortigara, vicino a Coldirodi di Sanremo il 9 marzo dell’anno scorso, è stata fissata l’udienza preliminare al prossimo 24 novembre davanti al gup Alessia Ceccardi.

Nell’aula udienze del giudice del tribunale di Imperia compariranno  Massimo Passaro, 47 anni, la convivente Roberta Alberti, 44 anni, e la madre dell’uomo, Teresa Biga, 65 anni. Sono indagati di soppressione di cadavere e anche di spaccio di cocaina in concorso con Giuseppe Petté, 48 anni e Davide Capello di 49. Tutti liberi.

Il corpo era stato trovato, in avanzato stato di decomposizione, in una scarpata tra la vegetazione. Il riconoscimento era stato possibile solo un mese dopo. Chi si era disfatto del cadavere lo aveva spogliato dei vestiti tranne i pantaloni e gli slip, quindi aveva fatto sparire i documenti e ogni altro effetto personale che poteva in qualche modo consentire l’identificazione.

Ad indagare sulla vicenda è stato il pm Marco Zocco che ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati che a novembre saranno giudicati a Imperia. Tra i legali figura anche l’imperiese Tito Schivo.

Esclusa l’ipotesi invece dell’omicidio. Erano stati i carabinieri del comando compagnia di Sanremo a svolgere le complesse indagini con pedinamenti e intercettazioni anche ambientali e telefoniche. Un’indagine che aveva alzato il coperchio su una storia che aveva appassionato anche l’opinione pubblica.

Era stato accertato che il tunisino era stato ospite nel appartamento di Passaro e Alberti in via Galilei. Inizialmente il sospetto era quello che l’uomo fosse stato ucciso. Ma neppure i successivi accertamenti effettuati dagli specialisti del Ris di Parma hanno potuto sostenere questa tesi.

In laboratorio erano state analizzate delle tracce di sangue ritrovate su un materasso della camera da letto. Neanche l’autopsia compiuta su un cadavere decomposto rimasto per mesi in un dirupo aveva fornito elementi utili agli inquirenti. Probabile appunto che il tunisino sia morto per un edema polmonare dovuto ad un mix di alcol e droga.

I principali indagati di questa vicenda avevano ammesso di aver abbandonato il cadavere, dopo aver trasportato su una Fiat Panda, ma di aver ucciso l’uomo. Tesi che aveva alleggerito la loro posizione.