Il popolo brigasco, una minoranza linguistica e identità culturale da tutelare

In antichità i brigaschi hanno avuto una fortissima vocazione pastorale, nata e sviluppatasi intorno al fiorente centro di Briga che, dal Medioevo all’Ottocento, ha conosciuto una significativa floridezza sociale, economica ed artistica
Sanremo. Il popolo brigasco sono quelle genti che appartengono all’area culturale e territoriale delle Alpi Marittime, la cui presenza è viva in otto paesi dell’arco alpino tra Italia e Francia. Le origini risalgono all’antico comune di Briga Marittima, da più di 50 anni passato alla Francia, il cosiddetto “rattachement” come amano definirlo i nostri cugini d’oltralpe, è diventato La Brigue e gli altri centri sono Morignolo (Morignole), Realdo, Verdeggia, Piaggia, Upega, Carnino e Viozene. Fino alla seconda guerra mondiale tutti, eccetto Verdeggia e Viozene, che appartenevano rispettivamente ai Comuni di Triora e di Ormea, facevano parte del Comune di Briga. Dopo il conflitto, con la cessione di territori italiani alla Francia per via del trattato di pace del 1947, Briga Marittima e Morignolo sono diventati francesi; Realdo è passato a far parte del Comune di Triora, in provincia di Imperia; Piaggia, Upega e Carnino hanno dato origine al Comune di Briga Alta, in provincia di Cuneo. I Brigaschi, quindi, oggi si trovano sparsi tra due Stati (Italia e Francia), tre regioni (Piemonte, Liguria e P.A.C.A.- Provence, Alpes, Côte d’Azur -), tre province (Cuneo, Imperia e Département Alpes Maritimes) e quattro comuni diversi (La Brigue, Briga Alta, Ormea e Triora). La Tèra Brigašca continua a mantenere una forte unità culturale, soprattutto nell’ambito linguistico e nelle tradizioni culinarie, oltre che essere un popolo orgoglioso delle proprie radici e delle proprie tradizioni, immune da intendimenti separatistici.
In antichità i brigaschi hanno avuto una fortissima vocazione pastorale, nata e sviluppatasi intorno al fiorente centro di Briga che, dal Medioevo all’Ottocento, ha conosciuto una significativa floridezza sociale, economica ed artistica. In Liguria le uniche realtà linguistiche brigasche che sono una variante della lingua occitana (parlata in Liguria solo ad Olivetta San Michele in val Roya) si trovano a Realdo e Verdeggia, frazioni di Triora. Grazie alla legge del 1999 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, questo idioma non è stato cancellato dall’evoluzione della storia, anzi è stato tutelato e proprio a Realdo si trova uno sportello della lingua occitana. Per questa ragione la Provincia di Imperia ha aderito al progetto “Frontiere e minoranze” che vede la Provincia di Torino capofila. Gli enti aderenti si propongono di favorire la conoscenza del patrimonio linguistico e culturale delle province di Torino e di Imperia attraverso attività coordinate e condivise, in grado di riunire le tre minoranze linguistiche storiche presenti nell’area: occitana, francoprovenzale e francese.
Questa importante realtà culturale va sostenuta e conservata, è di alcuni mesi fa l’apertura dello sportello della lingua occitana ad Olivetta San Michele, il quale si trova all’interno della sala consiliare del comune di Olivetta ed è una sala multimediale dove vengono proiettati filmati sulla cultura olivettana e occitana, oltre a numerosi volumi sul tema. Un modo per tenere vive le tradizioni. Ma gli sportelli della lingua occitana stanno iniziando a fare la loro comparsa anche all’infuori dei nostri confini nazionali: ad esempio anche nella regione francese dell’Acquitania e Pirenei un consigliere regionale del partito occitano ha inscenato uno sciopero della fame affinchè venga aperto uno sportello della lingua occitana.
In Italia per quanto concerne la tutela delle minoranze se la passano meglio e nella prima settimana di agosto è prevista la festa del Redentore sul monte Saccarello con le genti brigasche.