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Il cieco di Gerico… – La gioia di servire Gesù

7 luglio 2015 | 17:08
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Il cieco di Gerico… – La gioia di servire Gesù

E’ terminata la nostra esperienza annuale della gioia di servire Gesù nei malati accompagnati a Lourdes

E’ terminata la nostra esperienza annuale della gioia di servire Gesù nei malati accompagnati a Lourdes. Nelle precedenti puntate abbiamo già chiarito che non ci rechiamo là per vedere miracoli, ma per guarire dai nostri mali spirituali. Ciò mi dà l’opportunità, comunque, di parlare di entrambe le forme di risanamento.

I miracoli fisici (al Bureau des Constatations Medicales ne vengono segnalati alcune decine all’anno) spesso non hanno i requisiti per essere riconosciuti tali, quali malattia grave, certificata, guarigione istantanea, assenza di convalescenza e definitività. Di fronte ad una guarigione inspiegabile l’atteggiamento del credente è quello di leggervi un intervento Divino, ma l’uomo di scienza può obiettare che l’evento straordinario, pur apparendo “non spiegabile” è in realtà “non ancora spiegabile”, riconoscendo i limiti della conoscenza. Da qui la prudenza della Chiesa che, pur non esprimendosi in merito, non esclude l’azione di Dio.

Da un commento del Vescovo di Civitavecchia, pubblicato sul bollettino periodico inviato al personale sanitario, riassumo alcuni concetti sui “miracoli quotidiani”. Attraverso il proprio cammino di fede, occorre scoprire di “essere amati”, e se amiamo è perché siamo amati!

Essere amato è essere scelto, afferrato da Gesù Cristo. Ancora prima di nascere siamo pensati ed amati, per cui ciascuno è una “scelta divina”.

Essere amato è essere benedetto: il dire di Dio è bene-dire. Deve diventare anche il nostro dire; benedire è riconoscere il bene che c’è nell’altro.

Essere amato è lasciarsi spezzare, spezzato dalla sofferenza delle malattie e dalle fragilità umane e morali. Occorre prendere umilmente coscienza di noi stessi.

Essere amato è essere dato/donato: se scelti, benedetti e spezzati, ciò è per essere “donati”, vuol dire fare della nostra esistenza un dono. Condividere le nostre vite è offrire “speranza” ai fratelli, ed essere così missionari!

Questo è il miracolo spirituale che ci portiamo a casa, e che cerchiamo di mantenere fecondo.

(di Henricus Otten)