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“I nostri rifugiati…” – Testimone in un dispensatorio rurale

17 luglio 2015 | 14:06
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“I nostri rifugiati…” – Testimone in un dispensatorio rurale
“I nostri rifugiati…” – Testimone in un dispensatorio rurale
“I nostri rifugiati…” – Testimone in un dispensatorio rurale
“I nostri rifugiati…” – Testimone in un dispensatorio rurale

Dal suo breve scritto immaginiamo anche le conseguenze “benefiche” che un esperienza di quel tipo può generare nei giovan

Ecco ancora una testimonianza di un laica che per alcuni anni della vita si è posta a fianco degli ultimi in Costa d’Avorio in un dispensario rurale nel nord del paese. Dal suo breve scritto immaginiamo anche le conseguenze “benefiche” che un esperienza di quel tipo può generare nei giovani.

“Questo mio vissuto mi permette di non temere la diversità ma di accoglierla come un arricchimento non solo personale.”

Luglio 1985
Sono esattamente due anni che sono arrivata a Guiendè, villaggio a circa 500 kilometri da Abidjan capitale della Costa d’Avorio, per svolgere il mio servizio di volontaria inviata dalla Ong CLMC di Genova, città dove abito.
Sono qui come infermiera e lavoro con un’ équipe di tre operatori locali in un ambulatorio rurale pubblico per curare i numerosi malati che ogni giorno arrivano dai villaggi limitrofi con le patologie più varie, ma soprattutto affetti da crisi di malaria. Questa malattia è molto diffusa e nel progetto promosso dal Ministero Affari Esteri e affidato per l’esecuzione alla nostra Ong, oltre al lavoro in ambulatorio, prevede una lunga fase di educazione sanitaria nei villaggi con l’obiettivo di formare due donne, per ognuno dei dieci villaggi che dipendono da questa struttura sanitaria, alla cura e prevenzione appunto della malaria con terapie non empiriche.
Anche il lavoro di formazione / informazione è svolto da un’équipe di volontari e operatori locali.
Dopo questo periodo di due anni ho deciso di rinnovare il mio impegno per altri due con lo scopo di estendere la formazione e l’informazione in campo sanitario ad altri villaggi ed educare così il maggior numero possibile di persone, soprattutto alla prevenzione sia per la malaria, per ferite infette e la disidratazione da diarrea dei bambini, anche queste patologie molto diffuse.

Luglio 2015
Sono passati più di trent’anni dalla mia prima esperienza di volontaria- sono partita nel 1983 – e da allora ho continuato il mio impegno sia in Italia sia nei paesi dell’Africa occidentale in particolare in Costa d’Avorio, Niger, Guinea Conakry, Senegal ed Angola.

Potrei scrivere tanto altro di questo impegno trentennale come volontaria, mi limiterò a fare una breve riflessione da condividere con voi: so di aver dato una parte importante del mio tempo e delle mie competenze a chi più ne aveva bisogno in quel momento ma sono cosciente di aver ricevuto molto di più in termini di relazioni umane, conoscenza di altre culture e realtà diverse dalla nostra e di aver vissuto un’esperienza che ha modificato in senso migliorativo la mia percezione del diverso.
Questo mio vissuto mi permette di non temere la diversità ma di accoglierla come un arricchimento non solo personale.

Anna Perotti

(di Mimmo Marrara)