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Essere educatori: una scelta di vita

20 luglio 2015 | 11:23
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Essere educatori: una scelta di vita

Che cosa significa rinunciare a ferie “comode” per dedicare il proprio tempo agli altri e alla loro formazione? Cosa lascia la partecipazione ai campi una volta tornati a casa?

Ad Ormea, nelle case diocesane, è iniziato ieri il Campo Diocesano Giovanissimi di Azione Cattolica, che quest’anno conta un elevatissimo numero di partecipanti e tanti educatori.

Per avvicinarci da un punto di vista diverso abbiamo chiesto ad un’educatrice, che da una vita si dedica ad accompagnare bambini, giovani e ragazzi ai campi estivi cosa significhi “rinunciare” a ferie comode per dedicarsi agli altri…

Ecco la sua testimonianza.

Bagagli leggeri e un cuore grande: l’estate è un tempo eccezionale per riposarsi e ricaricarsi, ma anche per donarsi agli altri e vivere esperienze comunitarie. Durante l’anno pensare all’estate per molti significa immaginare momenti di riposo, di svago, situazioni ideali per “staccare la spina”. E’ facile fotografare il futuro immaginandosi stesi al sole, immersi nel desiderio di riposare. Per altri invece pensare l’estate significa cominciare a progettare e ideare i campi-scuola per ragazzi, giovani e adulti.

Le attività formative non possono restare nelle parrocchie, occorre portarle al di fuori, in ambienti diversi, a contatto con la natura in cui riscoprire un tempo dedicato esclusivamente all’incontro con Dio e con gli altri.

Quest’anno inoltre l’ultima enciclica di Papa Francesco invita a ripensare il nostro rapporto con il creato: <La nostra casa comune è come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato sii’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».> In questo modo Papa Francesco ci ricorda la bellezza di ascoltare e far silenzio per lasciare spazio alla bellezza di Dio. Lasciarsi coinvolgere in attività di servizio permette di “riattaccare la spina” per ricaricarsi davvero.

Durante i campi non c’è tempo per guardare la televisione, usare il cellullare, giocare ai video giochi. Ma c’è tanto tempo per occuparsi e stare con gli altri. Gustare insieme un tramonto chiacchierando di se stessi, mangiare insieme nel caos gioioso dei ragazzi, tornare capaci di appassionarsi per un gioco, cantare insieme melodie antiche e moderne. E’ un tempo in cui un sano riposo attivo si sostituisce alla frenesia delle attività quotidiane.

Durante i campi scuola ai partecipanti è offerta un’avventura che per gli educatori, gli animatori diventa occasione per riprendere il proprio cammino e orientarlo alla scoperta continua della propria vocazione. A fine campo si rinnova quella felicità che nasce dall’aver scoperto quale grazia sia poter servire gli altri.

L’avventura estiva è portata avanti sempre insieme a persone a volte conosciute da tempo, altre solo in quell’occasione ed è incredibile scoprire come improvvisamente sia bello vivere in comunità, condividendo ogni momento della giornata e del servizio.

Ogni grande vocazione è nata nell’incontro personale con qualcuno che ha saputo trasmettere il calore della propria fede. Con semplicità durante i campi scuola si fa esperienza della fede semplice, autentica, fatta di gesti e di poche chiare parole.

Terminato questo “tempo eccezionale” si fa ritorno a casa, pronti a riprendere il proprio cammino condividendo per tutto il resto dell’anno ciò che si è vissuto, rinnovati nella comunione e dal confronto con gli altri e con Dio.

(di Monica Cassese)