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Gioia e servizio: le vacanze accanto ai più deboli

20 luglio 2015 | 11:28
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Gioia e servizio: le vacanze accanto ai più deboli

Sono iniziate le due settimane di vacanza per i malati e disabili del C.A.R.D. nella Casa Venneri di Limone Piemonte (CN)

La nostra fede non può e non deve essere fatta solo di parole ma soprattutto di opere concrete rivolte al prossimo. Questa la prima riflessione che mi viene da condividere pensando ai volontari del Centro Assistenziale Ricreativo Diocesano che tutti gli anni investono due settimane delle proprie ferie estive a servizio degli altri.

Nato, nel lontano 1988, dall’idea di quattro amici che avuto voglia di passare insieme una vacanza in compagnia di giovani e anziani disabili e meno fortunati. È iniziata con semplicità l’avventura dapprima a Ormea, in seguito a Mendatica con un coinvolgimento sempre maggiore ed un numero di richieste in costante aumento.

Nel 1990 è ufficialmente nato il Centro Assistenziale Ricreativo Diocesano attraverso i primi acquisti: due pulmini attrezzati per disabili. Da quel giorno tanti sono stati i cambiamenti ma la realtà del C.A.R.D. oggi conta un gruppo di circa 100 persone, che si incontra ogni due mesi per passare una giornata insieme e 15 giorni per le vacanze.

Ed è così che, dopo qualche difficoltà, anche quest’anno, è iniziata nella giornata di ieri questa avventura che dura da più di vent’anni e che trova la sua cornice nella fresca Casa Venneri, in località Panice Soprana a Limone Piemonte (CN). Circa 80 gli ammalati e gli anziani che hanno risposto con entusiasmo e che verranno seguiti da una ventina di volontari, personale sanitario e animatori che si occupano di organizzare le giornate affinché il programma sia arricchito da gite, attività ricreative, momenti di svago.

Anche all’interno della cucina, coadiuvata dall’instancabile cuoca Caterina, si respira un’aria di famiglia e gli ingredienti principali restano l’amore per il prossimo, l’allegria e la voglia di fare. Da qualche anno, dopo la morte di Monsignor Palmero, mancava la figura di un sacerdote che soggiornasse nella struttura in modo continuativo. Mentre quest’anno Don Arturo Guglielmi e un giovane seminarista si sono resi disponibili a seguire i presenti offrendo anche un supporto spirituale e la celebrazione della Santa Messa, momento molto atteso. Cuore pulsante di questa esperienza, infatti, resta Gesù al quale i malati offrono le proprie difficolte.

Leggendo queste poche righe si può erroneamente pensare che il C.A.R.D. si riduca ad un trasferimento di una casa di riposo, a cui poche volte si accosta l’idea di felicità mentre chi giunge in visita nella casa vacanze si sente invaso dai sorrisi, dalla voglia di stare insieme e trascorre qualche ora contagiato da tanta voglia di vivere e condividere.

L’esperienza del C.A.R.D. diventa <scuola di accoglienza> non solo nell’attuazione del comandamento dell’amore <ama il prossimo tuo, come te stesso> ma soprattutto nell’accettazione delle difficoltà e nella consapevolezza di non essere mai soli. Molti i volontari che dopo il pellegrinaggio diocesano a Lourdes di inizio mese scelgono questa opportunità per portare i loro saluti ai malati e trascorrere con loro ancora qualche ora condividendo il proprio tempo.

Un ringraziamento particolare va sicuramente alla Fondazione Notari, che con grande generosità ha permesso l’acquisto della casa da parte della Diocesi in un momento in cui era difficilissimo trovare case che si prestassero all’accoglienza di persone diversamente abili e si rischiava di dover rinunciare alle vacanze.

Un pensiero di profonda riconoscenza va ancora a due persone che non sono più fisicamente presenti ma restano vivi nel cuore di tanti: Marco Crespi, fondatore e presidente del C.A.R.D., che ha trascorso tutta la vita a servizio del Centro credendo fortemente in questo progetto e a Mons. Francesco Palmero, sacerdote umile e uomo di cuore che non si lasciò mai scoraggiare dagli ostacoli e dalle difficoltà che si interposero alla realizzazione dei suoi progetti. Egli ha sicuramente lasciato un segno indelebile nell’intera diocesi e in tanti ricordano le molte sue parole, tra le quali: <La nostra umanità è miserrima e le debolezze dell’uomo sono immense, ma è Dio che dimostra la sua onnipotenza servendosi della nostra umiltà”.