Ventimiglia, la testimonianza dei volontari e la voce dei migranti
Quotidianamente una breve testimonianza della giornata passata da volontari e migranti
Si è svolta lunedì sera nel Seminario Pio XI di Bordighera una riunione di coordinamento tra tutti i volontari – appartenenti a diversi movimenti e associazioni locali – che negli ultimi mesi, e soprattutto in questi giorni di emergenza si sono prodigati per portare il proprio aiuto e sostegno ai tanti migranti che hanno raggiunto Ventimiglia con la speranza di trovare una vita migliore in altre parti del mondo.
Abbiamo raccolto diverse testimonianze tra coloro che ogni giorno portano in prima persona il proprio servizio e in modo particolare ripercorriamo le vicende dei giorni scorsi attraverso le parole di Lucia, collaboratrice del Gruppo Volontari del Seminario, volontaria attiva in stazione e in frontiera per un supporto psicologico ai migranti.
“Lunedì, verso le sette di sera, alcuni ragazzi di alcuni centri sociali locali si sono incontrati su loro iniziativa per avere un confront con gli immigrati e li hanno invitati a formare un cerchio con loro. Era presente un medico che parlava sia arabo che italiano e si è prestato a fare da traduttore insieme ad altri che lo facevano per il francese l’ inglese. L’obiettivo della riunione era quello di conoscere le esigenze degli immigrati di modo da organizzarsi di conseguenza. Un signore del Sudan ha chiesto di parlare e riporto la traduzione del suo messaggio: <Qui a Ventimiglia c’è tutta l’Africa. Veniamo da tante nazioni diverse. Siamo arrivati in Italia senza niente e voi ci avete dato tutto. Tutti i giorni ci portate da mangiare, da bere, vestiti,scarpe, sorridendo. Noi tutti vi vogliamo dire grazie!! Vogliamo chiedervi scusa se l’esasperazione ha portato alcuni di noi ad essere maleducati con alcuni di voi e se la nostra presenza sta creando un disagio alla vostra città. Noi vogliamo continuare il nostro viaggio per arrivare alle nostre destinazioni. Aiutateci. Grazie.> Dopo di che è stato deciso da questo gruppo di ragazzi italiani di organizzarsi per sostenere il loro presidio alla frontiera presenziando insieme a loro e di attrezzarsi per fornirgli una copia del trattato di Dublino nella loro lingua affinché possano avere le giuste informazioni nelle loro mani.”