Tutte le vicende vissute nel tempo influiscono ancora nel nostro presente
L’orgoglio, la bramosia, l’egoismo allora, come sempre, svolgono la parte di un subdolo “cavallo di Troia”
Sbaglia di grosso chi pensa che la storia sia un semplice ricordo del passato ormai definitivamente concluso. Al contrario tutte le vicende, le situazioni, le condizioni vissute nel tempo influiscono ancora nel nostro presente.
Esemplare per tutti è quanto leggiamo nella Bibbia (libro della Genesi) circa il peccato originale, la cui forza dirompente come un’ondata immane ha travolto tutto dando inizio alla propagazione nel mondo dell’opera devastante del male e della morte.
Non si tratta di visione mitologica ma di una forma per presentare una realtà, tra l’altro descritta e denunciata nel contesto delle molteplici culture delle popolazioni del nostro pianeta, testimonianza tramandata di un evento traumatico avvenuto agli albori della civiltà umana.
Nel commento al Vangelo di Giovanni, Sant’Agostino annota: “Alla morte che gli proponeva il diavolo, l’uomo non sarebbe giunto per costrizione violenta; il diavolo infatti non aveva il potere di costringerlo, ma solo l’astuzia per ingannarlo”. E la proposta era allettante, suadente: “diventerete come Dio”.
L’orgoglio, la bramosia, l’egoismo allora, come sempre, svolgono la parte di un subdolo “cavallo di Troia”. Ne “Il diavolo” Raffaele Talmelli osserva: “Bisogna insinuare il dubbio, o la certezza, che chi ci consiglia lo fa per pura invidia o per qualche altro torbido motivo. Così fece il serpente, insinuando ai progenitori che Dio avesse proibito all’umanità di cibarsi dell’albero morale perché invidioso”.
E gli uomini piegati su se stessi per orgoglioso senso di autonomia, sono comunque costretti per esperienza personale, a dover constatare i propri limiti. Così trova spazio l’angustia che, alimentata da dubbi e da sospetti, provoca agitazione, inquietudine e sconvolge la convivenza umana: un pericolo nel quale possiamo incorrere anche noi cristiani: “È la consumata strategia del maligno che vuole una Chiesa divorata dalla paura, paralizzata dagli errori dei suoi figli, dove l’infedeltà di alcuni membri oscura la santità di milioni di cristiani”. (Raffaele Talmelli).
(di Don Giacomo Simonetti)